ROMA – Farmaci introvabili, farmaci che combattono colesterolo o ipertensione, che curano infezioni o contrastano il dolore, ma che in Italia, o in certe regioni, proprio non ci sono. Sono oltre trecento, scrive Michele Bocci su Repubblica, i farmaci che “spariscono” ogni anno. Colpa dell’esportazione parallela, o “parallel trade”, una pratica legale ma pericolosa per i sistemi sanitari.
In pratica, spiega Michele Bocci su Repubblica, le case farmaceutiche e i distributori decidono di esportare e vendere i medicinali dove vengono pagati di più. Spiega ancora Bocci:
“Il meccanismo fa sì che l’industria contingenti le forniture. Ai produttori non piace il parallel trade perché vogliono che i prezzi dei vari mercati siano rispettati. Quando c’è da consegnare un prodotto a rischio esportazione si basano sui consumi dell’anno precedente. Se la richiesta cresce il medicinale non si trova. Aifa parla di «distorsioni delle dinamiche distributive». Con il ministero della Salute fa controlli a farmacisti e grossisti. Ma non è facile contrastare un fenomeno basato su una norma europea”.
Il fenomeno dipende da regione a regione. Magari una singola molecola è reperibile a Milano ma non a Bologna. Nel 2014, ricorda Bocci, il Lazio ha fatto una lista di 52 medicinali impossibili da acquistare. Alla fine, in ogni caso, a rimetterci è sempre il malato.
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