Salute

Dopo la fecondazione assistita è più facile rimanere incinta naturalmente

Dopo la fecondazione assistita è più facile rimanere incinta naturalmente. Una buona notizia per le coppie che sognano una famiglia numerosa, ma che hanno avuto in passato problemi di concepimento. Lo evidenzia uno studio della University College London, che ha scoperto che la probabilità di una donna di rimanere incinta naturalmente dopo aver avuto un bambino grazie alla procreazione medicalmente assistita è una su cinque entro circa 3 anni.

Per arrivare a queste conclusioni, pubblicate sulla rivista Human Reproduction, i ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 5 mila donne, coinvolte in 11 studi internazionali. “I nostri risultati suggeriscono che la gravidanza naturale dopo aver avuto un bambino con la fecondazione in vitro è tutt’altro che rara“, ha commentato Annette Thwaites, scienziata dell’University College London e autrice principale dello studio. “Ciò è in contrasto con le opinioni ampiamente condivise – da donne e operatori sanitari – e quelle comunemente espresse dai media, secondo cui si tratta di un evento altamente improbabile”, ha aggiunto.

Fecondazione: il rischio fallimento delle Pma è nell’endometrio

Il rischio di fallimento delle tecniche di procreazione medicalmente assistita potrebbe dipendere dall’endometrio, il luogo dove avviene l’impianto e lo sviluppo dell’embrione. Ma è possibile valutarlo in anticipo grazie alle analisi genetiche, con l’aiuto di algoritmi e intelligenza artificiale. Questo nuovo metodo, con un’accuratezza del 95% nell’identificazione delle firme genetiche, aiuterà a distinguere l’endometrio con prognosi buona e cattiva prima di iniziare il trattamento riproduttivo.

Il nuovo strumento per prevedere l’esito dei trattamenti di Pma è stato al centro di uno studio presentato a Copenhagen al 39/mo Congresso della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia, da Ivi, clinica spagnola con tre sedi in Italia (Roma, Milano e Bari). Oltre a identificare questi due tipi di profili endometriali – di buona e cattiva prognosi – la ricerca permette di trovare tra questi due profili una differenza di rischio relativo 3 volte maggiore nelle pazienti con una prognosi sfavorevole di presentare un fallimento endometriale – fallimento dell’impianto, aborto biochimico o aborto clinico.

Silvia_Di_Pasquale

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