Emis Killa si difende così, dalle sue pagine sociale, dalle accuse che gli stanno piovendo addosso di istigazione al femminicidio contenute nel brano "3 messaggi in segreteria"
MILANO – Emis Killa, istigo al femminicidio? Racconto realtà. “Ho scelto un metodo brusco, diretto, cattivo, e soprattutto in prima persona, perché so che è il più efficace e mi appartiene, e infatti si sta alzando un polverone, che è quello che mi aspettavo, per poter porre l’attenzione su uno degli aspetti più brutti di questa società”. Emis Killa si difende così, dalle sue pagine sociale, dalle accuse che gli stanno piovendo addosso di istigazione al femminicidio contenute nel brano “3 messaggi in segreteria”, inserito nell’album Terza stagione, appena uscito.
“In questi giorni sta andando tutto bene, gli instore procedono e il disco sta piacendo molto, però sta succedendo anche altro. Si parla di 3 messaggi in segreteria, e certi lo fanno come se istigasse alla violenza sulle donne. In questa canzone racconto di un ragazzo che perde la testa per la ex fidanzata e decide di ammazzarla. Lo racconto dal punto di vista, malato, di chi ammazza. E’ il mio modo per sensibilizzare e denunciare il femminicidio. Come artista è mio privilegio e mio compito raccontare storie e far pensare chi mi ascolta”, spiega il rapper di Vimercate aggiungendo:
“nelle canzoni racconto la realtà, che a volte è orribile, a volte è sbagliata, ma mai possiamo far finta che non esista. Ho corso di proposito il rischio di essere frainteso perché il mio richiamo alla riflessione e alla consapevolezza non passasse inosservato, e l’ho fatto coi modi e le parole che sono mie. Non temo assolutamente che qualcuno pensi ad emulare il personaggio che interpreto, sarebbe come temere che chi legge gialli poi diventasse un serial killer”.
Emiliano Rudolf Giambelli, 26 anni, meglio conosciuto come Emis Killa, è un rapper italiano. Del suo nome d’arte ha detto:
“Il soprannome Emis arriva dall’epoca in cui facevo i graffiti, Emi era il diminutivo di Emiliano che è il mio nome e la “s” era una bella lettera. Killa, dallo slang americano, sta per killer, perché avevo vinto tutti i concorsi di freestyle”.
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