ROMA – La metafora del cantiere per raccontare una lunga carriera in progress, fatta di canzoni, dubbi e tormenti, ma anche per raccontare l’incertezza della “Officina” Italia. Dopo rinvii e false partenze, Claudio Baglioni approda a Roma. Il concerto racconta il cantiere di un’ideale città in costruzione che, scena dopo scena, cresce e cambia identità, con la musica prepotentemente al centro della scena, senza interruzioni né parti parlate.
“Tutta un’altra musica” è la scritta che apre lo show, nella riscoperta di sonorità ed effetti analogici, con una super band di 13 talentuosi polistrumentisti. Prima di salire sul palco, con un caschetto da operaio in testa, Baglioni spiega: “Anche il Paese ha bisogno di essere rivitalizzato con una ricostruzione a cui aggiungere un’idea nuova per fare la casa del futuro, un luogo in cui vivere meglio”. Una bordata, senza troppi giri di parole, al governo: “Non vedo nulla al momento, a parte buoni proponimenti”. Riferendosi, più in generale, alla politica, aggiunge: “Da anni non credo alla capacità della classe dirigente. Ha fatto molti errori e costruito molto poco senza dare insegnamenti ai cittadini. È emanazione di una buona parte del Paese che buona non è. Ma un Paese è tanta gente, non solo il leader del momento, quindi ognuno dovrebbe diventare autore della sua opera”, aggiunge, appellandosi anche al senso di responsabilità individuale degli italiani.
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