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Suzy Menkes: “Moda italiana rimasta indietro. Perché non copiano Renzi?”

MILANO – “La moda italiana è rimasta ferma agli anni ’70. Perché non fate come Renzi e vi rinnovate?”. Chiariamo subito, non è una critica alla moda italiana: è piuttosto un monito, un consiglio premuroso anche se, quando fatto da Suzy Menkes, è facile fraintendere.

Suzy Menkes, una delle giornaliste più influenti della moda, dice la sua in merito alla moda italiana e ritiene che questa andrebbe rinnovata. Un po’ come sta facendo la politica con Renzi, ormai simbolo del “via il vecchio e dentro il nuovo”. La giornalista non rinnega certo la maestosità e l’importanza della moda italiana ma lancia un appello di rinnovamento. Con lei, si sono schierati anche alcuni giornalisti del New York Times e Silvia Venturini Fendi: la moda deve necessariamente guardare avanti, non indietro.

Dopotutto non ci si poteva aspettare parole diverse dalla Menkes, giornalista di successo che è divenuta una vera e propria leggenda nel campo della moda grazie alla sua capacità di scrittura ironica, critica e innovatrice. Nel tempo la Menkes è stata apprezzata per il suo essere obiettiva nei confronti di Atelier anche molto famosi ed influenti e allo stesso tempo capace di fiutare nuovi talenti. Suzy Menkes, d’altronde, ha sempre visto la moda come espressione esteriore del proprio mondo interiore.

La moda, dunque, può e deve mandare un messaggio sociale. Maria Teresa Veneziani scrive sul Corriere della Sera:

Suzy Menkes seduta in prima fila da Emporio Armani si alza e si fa seria. «Sì, ci sono stiliste come Stella Jean, nata in Italia con sangue haitiano, che oltre a richiamare dettagli multiculturali sui suoi vestiti fa anche lavorare le donne di Haiti. Ecco, questo mi sembra un bel modo, positivo, da parte della moda di mandare un messaggio sociale». «Ma — aggiunge — c’è un’altra cosa che mi preme dire: non riesco proprio a capire perché gli stilisti in Italia continuino a riproporre gli Anni Settanta. Voi ora avete un primo ministro, Renzi — sottolinea — che è una persona molto dinamica. Lui, nel 1970 non c’era ancora perché è nato nel ‘75. Per cui sarebbe bene che anche la moda proponesse qualcosa di nuovo più dinamico». «E’ chiaro quello che intendo?», aggiunge l’influente giornalista”

D’altro canto oltreoceano non è l’unica a pensarla in questo modo. Si legge sul Corriere della Sera:

“Anche Vanessa Friedman sul «New York Times» apre il reportage della sfilata di Gucci esprimendo più o meno lo stesso concetto: «In Italia i discorsi sull’indipendenza sono stati rimpiazzati da discussioni sulle riforme, grazie al premier Renzi e alla sua parola d’ordine “via il vecchio, avanti il nuovo”. Ma sulla passerella di Gucci non è del tutto chiaro se il direttore Frida Giannini abbia recepito il messaggio…. Rivisitando gli Anni 70, momento d’oro per la griffe, ha offerto una collezione vintage», prosegue il quotidiano americano, pur riconoscendo che il risultato finale «è una collezione piena di verve ed energia». E che «saper cercare tra il passato non è poi una brutta idea (almeno nel contesto della moda) se sai rimescolare quel che trovi»”

E anche qui in Italia l’idea di rinnovamento della moda trova terreno fertile:

“Al fronte di quelli «che la moda dovrebbe guardare avanti anziché indietro» si è unita anche Silvia Venturini Fendi: «Sono d’accordo, basta nostalgie. Karl (Lagerfeld) odia il vintage. Forse perché quegli anni li ha vissuti e non è interessato a replicarli. Lui pensa che la moda debba sempre essere proiettata al futuro»”

Foto: Suzy Menkes pagina Facebook

Claudia Montanari

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