Nicolas Ghesquière si dissocia dalla politica pro Trump di Louis Vuitton

Nicolas Ghesquière si dissocia dalla politica pro Trump di Louis Vuitton

23 Ottobre 2019 - di Claudia Montanari

ROMA – Nicolas Ghesquière, il direttore artistico delle collezioni donna di Louis Vuitton, prende le distanze dalla nuova alleanza tra il marchio Louis Vuitton e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Contro ogni azione politica. Sono uno stilista di moda che rifiuta questa associazione”, seguito dagli hashtag #trumpisajoke#homophobia, ha scritto su Instagram il designer che veste anche Brigitte Macron, la moglie del presidente francese Emmanuel Macron.

Tutto nasce dalla partecipazione di Trump, la settimana scorsa in Texas, all’inaugurazione di un nuovo impianto Louis Vuitton. Con il capo della Casa Bianca e la figlia Ivanka, c’era Bernard Arnault, il Ceo del gruppo LVMH di cui Ghesquière è uno dei gioielli della corona. Uno degli uomini più ricchi del mondo e il più ricco di Francia, Arnault si era affrettato a definire apolitica la presenza del presidente repubblicano ma per molti, Ghesquiere incluso, l’associazione del marchio con il capo della Casa bianca e’ sembrata quanto meno un atto di complicità.

Ed è così che nel corso del weekend lo stilista, che è apertamente gay, ha postato su Instagram la copertina del single di Evelyn Thomas del 1984 “High Energy” incluso nella compilation dell’album “Gay Classics, Volume 1: Ridin’ the Rainbow.” Sotto, il messaggio anti-Trump, applaudito nell’arco di poche ore da vip della moda tra cui Camille Miceli (direttrice creativa della linea accessori Louis Vuitton), Ronnie Cooke Newhouse (moglie del presidente di Condé Nast Jonathan Newhouse), la costumista Arianne Phillips e i designer Giambattista Valli e Julien Dossena (di Paco Rabanne).

Nicolas Ghesquière non ha diretta responsabilità sulla fabbrica in Texas da cui escono gli stili di borse più classici (con la L e la V intrecciati e all’interno l’etichetta Made in Usa) alla base del successo internazionale del marchio e spesso taroccate. E’ stato comunque un gesto radicale per uno degli stilisti piu’ famosi del mondo criticare il suo datore di lavoro per un evento cosi’ di alto profilo. Louis Vuitton, LVMH e Ghesquière stesso non hanno immediatamente commentato la diatriba che ha segnato uno dei rari momenti di discordia all’interno del gruppo. Arnault all’inizio del 2017 è stato uno dei primi a far visita al presidente-eletto alla Trump Tower prima dell’insediamento. All’epoca aveva annunciato i piani dell’impianto in Texas, il terzo di Louis Vuitton negli Usa dopo i due in California, col potenziale di mille nuovi posti di lavoro nell’arco di cinque anni.