PARIGI- Si sa, Dior è sempre Dior. Ma forse, dopo Galliano, Dior non è più esattamente la stessa. O meglio, la qualità c’è, e lo dimostrano anche gli abiti che hanno sfilato sulle passerelle di Parigi ieri. Ma quella creatività, che forse solo Galliano sapeva mostrare, quel rendere particolare ogni singolo pezzo di ogni singola collezione, quello si, possiamo dirlo, un po’ ci manca.
Uno spettacolo, quello di ieri, sicuramente suggestivo: uno spettacolo che è partito non con le sfilate, ma prima, con i consueti sostenitori di John Galliano fuori la sede storica dell’Atelier Christian Dior, in Avenue Montaigne, che ancora ancora non vogliono credere alla “perdita” dello stilista.
E poi, in passerella: una collezione trasparente, fatta di organza in seta, leggera e rivelatrice di ogni struttura nascosta. Una collezione evidentemente curata in ogni piccolo dettaglio, creata da quelle doviziose sarte dell’Atelier Dior che, in quanto a professionalità e manualità hanno ragione da vendere. Una collezione, però, che scorre pallida, quieta: maestosa ma evidentemente priva della creatività propria di John Galliano, personalità che per ora nessuno ancora è riuscito a sostituire.
Collezione perfetta, l’haute-couture di Christian Dior di quest’anno. Forse troppo? In fondo, chi chiediamo se alla fine la Maison non sia rimasta con l’amaro in bocca per quella famosa “perdita”. E il dubbio è lecito.
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