Carosello, Barattiere, Scopatizzo e... Tanti nomi per un ortaggio poco conosciuto

Carosello, Barattiere, Scopatizzo e… Tanti nomi per un ortaggio poco conosciuto

13 Agosto 2016 - di mlantermino

Bari – Carosello, Barattiere, Scopatizzo e… Tanti nomi per un ortaggio poco conosciuto. 

(di Manuela Lantermino)

La Puglia con il suo Tavoliere è nota come il “granaio d’Italia” per le ampie superfici dedicate alla coltivazione del grano, con il suo mare di ulivi è la più grande produttrice italiana di olio d’oliva, leader assoluta nella produzione di uva da tavola ed ai primi posti nella produzione di mandorle e pomodori.

Ma la Puglia, a testimonianza della sua grande biodiversità, è anche scrigno prezioso di rari ortaggi, di piccoli gioielli della natura introvabili altrove o quasi.

Sto parlando dei Caroselli, deliziosi cetrioli diffusissimi in Puglia in svariate forme e sapori, e quasi completamente sconosciuti nel resto dello stivale.

Ma definirli semplicemente cetrioli è errato perché sono il risultato di un’ibridazione spontanea tra cetriolo e melone, tanto che con quest’ultimo il Carosello condivide lo stesso numero cromosomico, oltre ad averne la stessa vegetazione e lo stesso metodo di coltivazione.

I frutti si consumano immaturi in alternativa ai cetrioli, rispetto ai quali risultano più digeribili e con proprietà organolettiche superiori, poco calorici, rinfrescanti e con un contenuto minore di sodio e zucchero.

Per me e stato amore a prima vista, un meraviglioso dono della natura: fresco e croccante, dal sapore delicato, quasi inconsistente con una leggerissima nota dolce.

I Caroselli si mangiano crudi, sbucciati e tagliati a fette in pinzimonio, in gradevoli insalate con pomodori, origano e cipolla fresca, in deliziose “cialledde” (in Puglia sono chiamate così fette di pane raffermo  condite), in accompagnamento alla purea di fave o più semplicemente mangiati tali e quali come frutta o rinfrescante spuntino.

Si trovano durante il periodo estivo, in tutta la Puglia, sui banchi del mercato nelle varietà più disparate. Infatti l’assenza di barriere agli incroci di queste popolazioni di cetriolo-melone, aiutata dall’impollinazione entomofila e dalla paziente selezione operata dagli agricoltori pugliesi, hanno dato vita nel tempo a diverse espressioni varietali ottenendo frutti di forma, dimensione, colore e sapore diversi.

I principali sono i Caroselli e i Barattieri appartenenti alla specie Cucumis melo, la loro coltivazione in Puglia risale a tempi remoti con sporadici casi in Basilicata, Campania, Sicilia e Calabria.

La zona principalmente interessata alla coltivazione di questo splendido ortaggio è la Puglia centro-meridionale, dove praticamente ogni zona ha il suo ecotipo locale ed è probabile che molte altre varietà, un tempo diffuse, siano oggi estinte.

Le più importanti località pugliesi di coltivazione del carosello e del barattiere sono Bari, Polignano, Monopoli, Alberobello, Lecce, Fasano, Leverano, Manduria, Avetrana, Maruggio, Torricella e Lizzano.

Le varietà prendono il nome dalle zone di provenienza e dalle caratteristiche morfologiche, tra i più conosciuti troviamo il “Carosello barese”, il ‘Mezzo lungo di Polignano’, il Tondo liscio di Manduria’, la “Spuredda bianca o scura leccese”,  il “Carosello di Massafra”, e il ‘Barattiere di Fasano’.

In realtà nelle tradizioni locali questi ortaggi assumono i nomi più bizzarri: dal “cucummarazzo” alla  “meloncella”, dal “cianciuffo” al “peponcine”, dallo “scopatizzo” al ‘carusidd’.

Il nome Carosello deriva probabilmente da  Carosino, località in provincia di Taranto, dove il carosello sarebbe stato coltivato per la prima volta, mentre per il Barattiere di Fasano, considerato il miglior carosello grazie alla sua polpa sempre tenera, fresca e profumata, le ipotesi sull’origine del suo nome sono due: una dovuta alla facilità con cui in passato veniva barattato in campo, l’altra per il nome del suo primo coltivatore, soprannominato appunto Barattiere, che inconsapevolmente brevettò la sua scoperta distribuendo i semi a tutti i suoi compaesani.

Le popolazioni di carosello sono ritenute estremamente interessanti, perché rappresenterebbero la traccia di antiche cultivar dell’epoca egizia. Tra le più antiche  testimonianze di melone coltivato troviamo alcune pitture murarie egizie che sembra facciano riferimento a varietà di melone non dolce, infatti le iscrizioni sulla tomba del Ministro Rakhamire di Tebe in Egitto, risalenti al 1580 a.C., potrebbero rappresentare un tipo di melone molto simile all’odierno carosello;

Ma veniamo ai giorni nostri dove, almeno in Puglia, questi stuzzicanti ortaggi rinfrescano le tavole e i palati di grandi e piccini, infatti i caroselli con la loro deliziosa sapidità e croccantezza sono particolarmente graditi anche dai bambini, che non sempre amano le verdure.

Mia figlia li adora, tanto che quest’anno ho deciso di seminarli nel mio giardino alle porte di Roma, e con mia grande sorpresa è stato facilissimo.

Gironzolando tra i blog di orticoltura ho scoperto essere molti gli estimatori del carosello nelle sue svariate forme, e che grazie alla sua facilità di coltivazione, con i giusti accorgimenti, c’è chi è riuscito a farlo crescere anche in Trentino.

Per chi volesse provare a coltivarlo, i semi sono facilmente reperibili su internet, ovviamente se non si ha la fortuna di avere qualche amico pugliese che glieli procuri.

Ma ora voglio darvi una semplice e gustosissima ricettina della tradizione contadina pugliese, la Cialledda.

Come accennavo in precedenza si tratta di una semplice fetta di pane raffermo condita generalmente con olio evo, pomodori maturi, sale, origano e arricchita da altri ortaggi a piacere come il carosello e la cipolla.

Veniva  mangiata soprattutto dagli uomini per colazione prima di andare a lavorare nei campi, e pensate che ancora oggi mio suocero, stimato preside scolastico con 40 anni di onorato servizio sulle spalle, oggi in pensione, non ha mai iniziato una sua giornata senza la “Cialledda”.

Mi ha raccontato che anche quando andava in altre regioni o addirittura all’estero per presiedere agli esami di maturità, ha sempre voluto la sua Cialledda per colazione, ma che non era la stessa cosa.

Infatti la “Cialledda” si può facilmente accostare alla “Panzanella” toscana, alla “Bruschetta” laziale piuttosto che al “Pane Cunzato” calabrese, ma ciò che fa la differenza, almeno per i pugliesi, è la bontà dei suoi ingredienti.

Cialledda pugliese

Carosello, Barattiere, Scopatizzo e... Tanti nomi per un ortaggio poco conosciuto

  • Pane di Altamura raffermo di 4/5 giorni tagliato a fette abbastanza spesse (in alternativa comunque pane di grano duro)
  • Pomodorini fiaschetto di Torre Guaceto (in alternativa pomodorini datterini o ciliegini)
  • Cipolla rossa di Acquaviva (in alternativa cipolla di tropea)
  • Caroselli (in alternativa cetrioli)
  • Olio evo possibilmente “Cima di Bitonto”
  • Origano
  • Sale

Mettere le fette di pane in ammollo in acqua fredda per pochi minuti facendo attenzione che il pane non si sfaldi. Sfregare le fette con qualche goccia d’olio, rompere il pomodoro con le mani, strofinarlo sul pane e disporlo a pezzi grossolani, aggiungere i caroselli tagliati a fettine e la cipolla a striscioline.

Condire con altro olio, sale, origano e servire.

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