Roma – Colpo di scena nel delitto di via Poma. Non è un morso la ferita individuata sul capezzolo sinistro di Simonetta Cesaroni, la ragazza uccisa negli uffici dell'Aiag in via Poma con 29 coltellate il 7 agosto del 1990. Queste le conclusioni cui giungono gli esperti nominati dagli esperti della I Corte d'Assise d'Appello davanti alla quale si celebra il processo di secondo grado nei confronti di Raniero Busco, ex fidanzato della Cesaroni condannato in primo grado a 24 anni di reclusione il 26 gennaio scorso. "Le due minime lesioni escoriative seriate poste al quadrante supero-mediale della base d'impianto del capezzolo sinistro – scrivono nella perizia di oltre 260 pagine – non sono in grado di configurare alcun morso, oltretutto mancando l'evidente traccia di opponente, per cui restano di natura incerta". Le lesioni, per gli esperti "potrebbe essere di tutto".
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