Roma – La Corte di Strasburgo, che ha condannato l'Italia per respingimenti verso la Libia, ha accusato l'Italia di aver violato, nel dettaglio, 3 principi fondamentali: il divieto di sottoporre a tortura e trattamenti disumani e degradanti, l'impossibilità di ricorso e il divieto di espulsioni collettive. La Corte quindi per la prima volta ha equiparato il respingimento collettivo alla frontiera e in alto mare alle espulsioni collettive nei confronti di chi è già nel territorio.
La Corte ha ricordato che i diritti dei migranti africani in transito per raggiungere l'Europa sono in Libia sistematicamente violati. Inoltre, la Libia non ha offerto ai richiedenti asilo un'adeguata protezione contro il rischio di essere rimpatriati nei paesi di origine dove possono essere perseguitati o uccisi. A causa di questa politica, secondo le stime dell'Unhcr circa 1.000 migranti, incluse donne e bambini, sono stati intercettati dalla guardia costiera italiana e forzatamente respinti in Libia senza che prima fossero verificati i loro bisogni di protezione.
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