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Terremoto Norcia, testimone: “Una paura che ti cambia per sempre”

NORCIA – “Una paura che ti cambia per sempre“: queste le parole di una testimone, che la notte del 24 agosto si trovava a Norcia, quando il centro Italia ha tremato, Roma inclusa. Un terremoto di magnitudo 6.0, che ha avuto effetti devastanti ad Amatrice e Accumuli, nel reatino, così come a Pescara del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Norcia no, ha resistito, così come altre zone colpite dal sisma. Fortuna? Non proprio. Merito anche di chi in questi anni ha costruito, o meglio, ricostruito, seguendo tecniche di costruzione antisismiche.
Ecco la testimonianza integrale:
I rumori. Sono quelli che più di tutto, della notte del 24 agosto 2016 quando il terribile terremoto ha investito il centro Italia e Norcia, in cui mi trovavo in vacanza, rimarranno impressi nella mia mente per sempre. Perché in quegli attimi di terrore e panico gli occhi riescono a vedere poco: a luci spente l’unica cosa che viene in mente in quei secondi di poca lucidità è salvare la pelle. Scavalcare quadri, soprammobili, mensole cadute a terra e aprire la porta verso la salvezza. Niente scarpe, non c’è tempo, niente telefono. Oggetti che nella quotidianità della vita sono una priorità in quei momenti diventano irrilevanti. E quando sei fuori, in mezzo alla strada e realizzi di essere vivo, il tuo barometro della percezione della paura cambia per sempre.
I rumori, dicevo. Quelli del letto che trema sul pavimento, l’istinto di coprire il viso con le braccia mentre impotente vieni spazzato dalla forza della natura che ti scaraventa per terra. Quelli del salvadanaio che si fracassa, i quadri che ti cadono addosso e i rumori delle mensole, che non reggono le scosse e piombano sul pavimento portandosi dietro vetri e ricordi.
Le mura della casa, invece, quelle hanno retto. Almeno le nostre. E quando sei lì, in quei luoghi di terrore e dolore, ti accorgi immediatamente della gravità di ciò che hai passato, illeso. I rumori, di nuovo, tornano prepotenti. Perché una volta usciti dalla trappola mortale che fino a un minuto prima chiamavi casa, i rumori non sono finiti. Nel buio della notte irrompe violento il rombo del terremoto durante le scosse successive, che rimarrà impresso nella mia testa per sempre. Un boato lungo, lento e infinito, la terra che si ribella e il fracasso delle montagne intorno. I paesi a pochi chilometri da te che si sbriciolano portando dolore e morte. Non puoi vederli, ma li senti. Senti tutto. Di nuovo le urla delle persone in strada, le mura del paese tremanti ma tuttavia in piedi e infine una delle sensazioni più strazianti della tua vita, quando senti il pavimento letteralmente scivolare sotto i piedi e pensi che nemmeno lì sei più al sicuro.
Non ci è voluto molto a capire, lì a Norcia, che il paese è stato miracolato. E non dal patrono San Benedetto, a cui tuttavia centinaia di vecchietti del posto sono devoti. No, Norcia è stata miracolata dal comune e della regione Umbria che da anni operano in maniera oculata e scrupolosa per mettere in sicurezza le abitazioni. “Una ristrutturazione iniziata nel 1979, quando un terremoto costò la vita a 5 persone tra cui mia sorella” racconta una nursina doc, che di terremoti ne ha passati parecchi. “Ho vissuto anche quello del 1997, quando invece morirono 11 persone e anche in quella occasione persi una cara amica. Ma quello di questa notte è stato anche peggio”.
È stato anche peggio, ma Norcia questa volta ha tenuto. Nonostante il paese sia stato investito proprio come gli altri vicini. Proprio come Amatrice, da cui Norcia dista non più di 12 km in linea d’aria. Proprio come Accumoli e Arquata, anch’essi vicinissimi all’abitazione in cui alloggiavo io ma che, al contrario di Norcia, sono stati letteralmente rasi al suolo dalla potenza della terra che ha seminato morte e distruzione.
Io, che tra tanti paesi della zona ho scelto di passare qualche giorno di vacanza proprio a Norcia e solo per puro caso non ad Amatrice, dove tra l’altro quella domenica ci sarebbe stata anche la festa. Ecco, io mi sento una miracolata.
Norcia è l’esempio perfetto che se è vero che l’uomo non ha ancora i mezzi per prevedere un terremoto è altrettanto vero che se si lavora in modo pulito, libero dal malaffare e pensando solo al bene della società e del paese, i morti non si contano.  E mi sento in dovere ora di ringraziare la regione Umbria e il comune di Norcia, perché se in questi anni non avessero operato in maniera prudente e assennata non solo a riparare i danni dei passati terremoti ma soprattutto a rendere a prova di sisma case e luoghi, io probabilmente ora non sarei qui a scrivere”.
Silvia_Di_Pasquale

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