ROMA – Nel 2005, all’età di quarantasei anni, Giorgio Diritti, bolognese di nascita e formazione, esordisce al cinema con un film inconsueto, poetico e struggente, con cui riesce immediatamente a imporsi come cineasta attento e sensibile. “Il vento fa il suo giro”, vincitore di prestigiosi premi, fra cui quello del London Film Festival, trae spunto da una storia vera, che è poi quella della sceneggiatore Fredo Valla, collaboratore dello stesso Diritti. A Chersogno, un paesino delle Alpi Occitane abitato quasi esclusivamente da anziani, arriva un ex professore francese( Thierry Toscan) con la famiglia, alla ricerca di uno stile di vita bucolico e solitario. L’uomo si trasforma in pastore, ma l’integrazione all’interno della comunità si dimostra più difficile del previsto,facendo emergere le paure che lo “straniero” scatena suo malgrado. La regia di Giorgio Diritti è poetica e riesce a muoversi egregiamente fra le sospensioni che la montagna suggerisce e l’incalzare della storia, che tiene incollato lo spettatore fino all’ultimo. “Il vento fa il suo giro” è un film da vedere e rivedere, anche per ricordarsi che il cinema d’autore italiano, malgrado mille difficoltà, continua ad esistere e ad avere dei significativi momenti di eccellenza.
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