ROMA – Il regista marchigiano Giuseppe Piccioni torna, a distanza di qualche anno, a raccontare la complessità del vivere, questa volta attraverso un film completamente ambientato in una scuola, luogo simbolo per eccellenza di quel confronto perennemente aperto fra le diverse generazioni. Ci sono la preside ligia al dovere( Margherita Buy), il giovane supplente entusiasta( Riccardo Scamarcio), l’anziano professore nichilista( Roberto Herlitzka), ma soprattutto ci sono loro, gli alunni, che ancor prima di essere tali sono acerbi esseri umani alle prese con la ricerca della loro identità. Sono innumerevoli gli spunti di riflessione che questo film fa garbatamente trasparire, dalla non sempre facile collaborazione fra genitori e istituzioni scolastiche ai rischi sociali a cui sembrano essere sempre più esposte le nuove generazioni, ma a rimanere più impressi sono senz’altro la partecipazione umana e l’assenza di moralismo con i quali il regista ci mostra una società( e la scuola ne è l’esempio lampante), in cui sta probabilmente diventando sempre più complesso e ardimentoso orientarsi e vivere.
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