ROMA – L’ultimo film di Giuseppe Tornatore si discosta decisamente dalla sicilianità a cui il cineasta ha abituato i suoi spettatori, proponendosi invece come un misurato e inconsueto mystery psicologico; al centro di tutta la vicenda vi è un sempre ottimo Geoffrey Rush, nei panni di Virgil Oldman, un ricchissimo e solo battitore d’aste ormai non più giovane. All’inizio della storia la vita di Oldman sembra, malgrado tutto, scorrere tranquilla su binari ben oliati, fino a quando non entra in scena una giovane e misteriosa ereditiera che convoca il professionista per effettuare una stima del proprio patrimonio, custodito in una fatiscente e meravigliosa villa. Nulla ne “La migliore offerta” è lasciato al caso, dalle musiche di Ennio Morricone che pervadono tutto il film alla bellissima fotografia di Fabio Zamarion, che riprende le ombre create dalle opere d’arte nei diversi ambienti e malgrado l’epilogo possa essere intuibile, i singoli passaggi non lo sono affatto, garantendo la giusta suspance allo spettatore. Il cineasta siciliano regala al suo pubblico un’opera delicata, dolce ed intensa, in grado di affascinare lo spettatore meno esperto e di gratificare l’occhio di tutti coloro che amano la bellezza e l’arte.geoffrey rush
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