Femmine folli

“Femmine folli” di Von Stroheim: un capolavoro del cinema muto da rivedere

13 Dicembre 2012 - di Claudia Montanari

ROMA – Erich Von Stroheim è stato uno dei grandi geni del cinema muto hollywoodiano, costretto nell’ultima parte della sua vita a vivere facendo l’attore al servizio di registi mediocri. Dotato di immense capacità visive e di uno sguardo nuovo e irriverente sulla società a lui contemporanea, ha purtroppo lasciato al pubblico solo pochi film, fra i quali è impossibile non ricordare “Femmine folli”( Foolish Wives), probabilmente il suo vero capolavoro. In una Montecarlo completamente ricostruita negli studi della Universal, il conte Wladislaw Sergius Karamzim ( lo stesso Von Stroheim) vive con le due cugine e la cameriera; quest’ultima è innamorata di lui, che invece la sfrutta con la promessa di sposarla. Con l’arrivo di un diplomatico americano, il nobile cerca di sedurne la moglie, per accaparrarsi un’ingente somma di denaro, mentre ha una relazione anche con la figlia minorata di un falsario. Terzo lungometraggio del regista e primo successo mondiale al botteghino, “Femmine folli” è tutto incentrato sul racconto della decadenza della nobiltà postbellica, tema molto caro al genio austriaco; la totale assenza di figure positive nel film poi la dice lunga sull’occhio cinico col quale è descritta una società avida e priva di qualsiasi sentimento spontaneo. Scelto nel 2008 per essere conservato al National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, “Femmine folli”, malgrado descriva un’epoca ormai terminata, ha ancora molto da offrire all’occhio dello spettatore moderno; non solo infatti è una pellicola di bellezza estetica sconvolgente, ma regala una visone spassionata e autentica sul così detto “bel mondo”; bel mondo che, sebbene cambiato nella forma, è tuttavia ancora vivo e presente oggi.