Clint Eastwood a 84 anni si reinventa e firma un Musical sui Four Season

Clint Eastwood a 84 anni si reinventa e firma un Musical sui Four Season

12 Giugno 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – Da ragazzini di strada a talenti musicali. Quando Clint Easwood è stato contattato da Graham King per fare da regista di un film sui Four Season, ci ha creduto subito al progetto. E ci ha messo un attimo a reinventarsi: nella sua vita ha interpretato oltre 50 film, è stato produttore e anche regista. Ma mai di un Musical. E ora, a 84 anni, è pronto ad affrontare anche questo genere perché nella vita c’è sempre da imparare. E fin dalla prima volta che ha visto il Musical, Clint Eastwood ha avuto un irrefrenabile impulso di costruirci un film. 

Intervistato da Lorenzo Soria per La Stampa, Clint Eastwood si racconta. E spiega che fin da subito ha creduto che rivisitare i Four Season sarebbe stata una cosa divertente, e che la parte che l’ha incuriosito di più è stata quella in cui ha esplorato il mondo “di questi piccoli delinquenti alla periferia della mafia. E come la musica e il successo li ha cambiati»”

Si legge su La Stampa:

Clint, lei si è sempre considerato più un figlio dell’era del jazz.
«Musicalmente sono cresciuto negli Anni Quaranta e Cinquanta, quelli dei grandi cantanti come Frank Sinatra, Nat King Cole, Billy Eckstine. Le donne erano Ella Fitzgerald, Sarah Vaughn, Peggy Lee. Ma mi è sempre piaciuta anche la musica country, ci ho fatto anche un film che è Honkytonk Man e mi piacerebbe un giorno fare un film sulla musica classica. Quanto ai Four Seasons, conoscevo la loro musica, che ho sempre trovato bella e varia. Ma ciò che mi ha interessato di più, ripeto, è la loro storia e quel periodo».

Anni molto turbolenti. Anche per lei?
«Gli Anni Sessanta sono stati un periodo molto interessante e di grande cambiamento da un punto di vista culturale. Ma io cercavo soprattutto di trovare lavoro e a un certo punto, come tutti sanno, sono finito a Roma».

In una scena del film, la vediamo in uno schermo televisivo in una scena in bianco e nero della serieRawhide.
«E’ stato il mio modo di avere un momento alla Hitchcock senza farlo per davvero. A suggerirlo è stato uno dei miei attori, il periodo storico combaciava, non era una distrazione. E ho detto va bene. Volevano che comparissi anche nella scena finale, quando tutti ballano per la strada. Ma lì ho detto no. Un uomo deve conoscere i suoi limiti!»

Non sembra averne molti. Come fa, alla sua età? Dove trova la forza? E la motivazione?
«Il mio segreto è non permettere che la vecchiaia ti domini e si prenda possesso di te. E di avere interessi, interesse nel lavoro che fai e nel progetto cui stai lavorando al momento. Penso al regista portoghese Manoel de Oliveira, che a oltre cento anni continua a dirigere. L’ho incontrato, una volta. E mi ha sorpreso per quanto era ancora interessato alla vita e alle cose nuove che accadono, non a se stesso. Non se ne stava lì a commiserarsi per la sua vecchiaia, ma guardava sempre avanti e cercava nuove sfide. E l’ho trovato ammirevole».

Tra le sue sfide c’è anche un recente divorzio….
«Sono troppo occupato per poter pensare a queste cose! Ho fatto due film, uno dopo l’altro, il nuovo lo abbiamo finito soltanto poche sere fa. Ho molto da fare e cerco sempre di essere ottimista. A volte è difficile, ma essere pessimisti significa andare indietro invece che avanti».