ROMA – “Boyhood” è qualcosa di più di un semplice film di formazione o di un esperimento cinematografico; è invece un grandissimo affresco sull’essere ragazzi americani oggi, ed è un esempio pressoché unico di film girato nel corso di un decennio, per permettere al cast di invecchiare realmente.
La nuova pellicola di Richard Linklater dunque non può lasciare indifferenti, accompagnandoci nella vita di una famiglia di genitori separati, in cui i figli, malgrado si spostino di continuo per volere della madre, riescono comunque a mantenere un rapporto forte col padre (Ethan Hawke).
“Boyhood” si appresta così a diventare un caso cinematografico vero e proprio, che terrà incollato lo spettatore alle vicende dei suoi ottimi interpreti.
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