Bérénice Bejo, film "Il Passato": "Con mio marito? Ci vado solo a letto"

Bérénice Bejo, film “Il Passato”: “Con mio marito? Ci vado solo a letto”

20 Novembre 2013 - di Claudia Montanari

MILANO – Dopo il successo del film “The Artist” la rivedremo come protagonista del film “Il passato” di Asghar Farhadi, nelle sale italiane dal 21 Novembre prossimo. Di origini argentine ma residente a Parigi da quando aveva 3 anni, Bérénice Bejo è tutto quello che molti registi sognano di portare sullo schermo: di una bellezza fine e chic, mai aggressiva, semplice e sofisticata allo stesso tempo.

Premiata a Cannes con il riconoscimento alla migliore interprete femminile nel film “Il passato”, è già alle prese con il prossimo film, The Search, che sta girando con suo marito Michel Hazanaicious.

Nel film iraniano “Il passato” Bérénice interpreta Marie, farmacista della periferia parigina, meno glamour ma più concreta della “Peppy” di The Artist che l’ha resa celebre in tutto il mondo. Marie ha due figli e due uomini, il marito da cui vuole il divorzio e il nuovo compagno. Ed è proprio con questo ruolo ha convinto la giuria di Cannes.

Intervista da Io Donna, femminile del Corriere della Sera, Bérénice si racconta. Racconta la sua vita in famiglia e la convivenza con il marito Michel Hazanavicious. E poi racconta anche il nuovo film che presto vedremo in tutte le sale italiane:

Con questo ruolo ha convinto la giuria di Cannes. Lo sentiva più “suo”?
No, anzi. In ogni scena mi sarei comportata diversamente da Marie. Cerco di parlare molto con i miei figli, per esempio, anche se sono piccoli. E poi mi metto sempre in discussione, cosa che lei non fa. Sta cercando l’amore e non riesce a trovarlo; fa errori, è orgogliosa. Ma mi piace lo stesso, bloccata com’è in situazioni senza lieto fine. Avrebbe bisogno di un po’ di fortuna.

Lei l’ha avuta?
Eccome, tutta la vita. Comunque mi sono anche data da fare per averla.

Chi avrebbe scelto tra i due uomini del film?
Li avrei scaricati entrambi e me ne sarei andata con qualcuno migliore di loro, insicuri, deboli.

Lei sa lasciarsi alle spalle il passato?
Sì. Sono a posto con il passato e con i ricordi, compresi quelli brutti, perché anche su quelli ho costruito me stessa.

Farhadi ha detto che ogni attore deve creare il suo personaggio. Come ha creato il suo?
Era ben descritto nella sceneggiatura. Farhadi è preciso, ha scelto i vestiti, le pettinature, il trucco; durante il provino cercava qualcosa sulla mia faccia e non sapevo cosa, mi ha anche messo dell’ovatta in bocca per vedere come cambiava. Ha inventato lui questo personaggio stanco e pieno di dubbi.

Secondo Farhadi lei non è affatto piena di dubbi, invece. Ha ragione?
Penso di averne come chiunque. Però sono una persona positiva.

Chi le assomiglia di più, tra i personaggi che ha interpretato?
Forse Peppy, perché mio marito l’ha scritta per me mettendo in evidenza i miei lati migliori. Non sono perfetta come lei, però sono altrettanto solare. Non è facile, quando diventi famoso certe volte hai così tanta tensione addosso che manderesti tutti a quel paese; ma cerco comunque di tenere con me solo le cose positive, quell’energia che mi hanno trasmesso papà e mamma. Forse Michel ha inventato Peppy per incoraggiarmi a rimanere così.

Che cosa le piace di suo marito come regista?
La calma. La capacità di prendersi il tempo necessario. Anche lui è molto preciso sul set, guai a spostare la macchina da presa.

La dirige anche a casa?
No, anzi, sono io che a volte mi comporto da “capo”: fai questo, fai quello…

Anche nel lavoro? Dà consigli?
Oh no. Con mio marito ci vado a letto e basta.

Suo padre Miguel è regista. C’entra con la scelta di diventare attrice?
No, e poi ha smesso quando ero piccola. Non so perché sono diventata attrice. Mia sorella ha solo un anno meno di me, siamo state allevate allo stesso modo ma non ci ha mai pensato; io, sempre. Ho studiato come volevano i miei genitori ma frequentavo anche corsi di teatro. A 17 anni ho risposto a un annuncio, cercavano una ragazza per un film algerino. Mi hanno preso. Non credo che sarei stata capace di fare altro e anzi questo mi secca un po’.

Qualcosa saprà pur fare.
Fotografie. Mi piace chiunque racconti una storia dal proprio punto di vista, ma non saprei scrivere una sceneggiatura. Ci ho provato con mio padre, ed è stato bello perché abbiamo fatto qualcosa insieme, ma non funzionava.

Ha due figli, Lucien e Gloria, di 5 e 2 anni. Un aggettivo per definirsi come mamma?
Fantastica! I miei bambini sono rispettosi e divertenti: spesso scrivo le cose che dicono per ricordarmele. E hanno un carattere forte, soprattutto la piccola. Il passato è stato un set perfetto, giravamo a Parigi e ogni sera tornavo a casa.

E se le proponessero un film lontano, a Hollywood per esempio?
Con un buon regista e una buona sceneggiatura ci andrei di corsa. Mi piacerebbe provare a recitare come gli americani: usare di più il corpo, la loro lingua ricca di alti e bassi. Anzi, lo sa? Vorrei girare un film americano solo per poter dire almeno una volta come loro: “I love you”.

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