Il 22 giugno scorso, alla vigilia della deposizione davanti alla Superior Court di Los Angeles, Britney Spears chiamò il 911.
La cantante lo fece per denunciare al numero nazionale di emergenza “abusi” nella tutela legale che da 13 anni l’ha dichiarata incapace di intendere e di volere.
I giornalisti Ronan Farrow e Jia Tolentino scrivono sul New Yorker che i “membri del suo team legale cominciarono a scambiarsi frenetici sms”.
Erano preoccupati di cosa avrebbe potuto dire lei l’indomani e prepararsi al peggio se l’udienza fosse andata per il verso storto”, aggiungono.
La popstar è di fatto da oltre dieci anni “prigioniera di un istituto legale pensato per persone molto anziane o gravi malati di mente.
La telefonata risulta strana per due motivi: di solito nella Contea di Ventura, dove vive Britney, le chiamate al 911 sono pubbliche.
Stavolta però le autorità l’hanno coperta da segreto perché parte di una inchiesta in corso.
Ma anche il fatto che la pop star sia riuscita a telefonare fa scalpore perché, proprio in virtu’ della “custodianship” , non può avere un telefono proprio e chiamare liberamente.
Tant’è che negli anni ha fatto ricorso a vari stratagemmi e all’aiuto di amici fidati per riuscire a comunicare con l’esterno.
I due giornalisti hanno parlato con molte fonti tra cui la madre di Britney, Lynne, l’ex manager Sam Lufti, l’amica Paris Hilton, il parrucchiere Kim Vo, e poi stilisti, una ex cameriera e un investigatore del tribunale.
“E’ una situazione alla ‘Handmaid’s Tale”, ha detto un ex truccatore alludendo alla serie distopica tratta dal romanzo di Margaret Atwood “Il Racconto dell’Ancella”.
Lynne Spears pensava che la tutela legale esercitata dal marito Jamie sulla figlia sarebbe stata “di pochi mesi soltanto”, ecco perché non era intervenuta mentre sulla figlia calavano le maglie della “custodianship”.
Farrow e Tolentino rivelano che Britney riceve una “paghetta” di duemila dollari a settimana pur generando assets da milioni di dollari.
Nel 2008 l’udienza che di fatto la chiuse in una prigione dorata durò appena 10 minuti con la corte che si limitò ad ascoltare la posizione di Jamie senza ulteriori approfondimenti.
“Nessuno testimoniò, non ci furono domande, neanche a lei. Britney non ha mai avuto una chance”, ha detto Jacqueline Butcher, un’ex amica di famiglia.
All’epoca il giudice affidò a Sam Ingham il compito di rappresentare Britney e la popstar continua pagarlo 520 mila dollari all’anno.
“Molte fonti però sono convinte che l’avvocato stia dalla parte della conservatorship e di Jamie”, scrivono i reporter, citando la Butcher, secondo cui “Ingham riferisce a Jamie tutti i movimenti e le attività di Britney”. (ANSA).
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