Benessere e Salute

Occhi e cuore, il legame nascosto: così puoi scoprire se stai invecchiando più in fretta del previsto

La salute del cuore e l’invecchiamento biologico possono essere valutati attraverso un esame apparentemente semplice e non invasivo.

Nel corso degli ultimi anni, il rapido sviluppo dell’oculomica, branca della medicina che sfrutta le immagini retiniche per diagnosticare precocemente malattie anche lontane dall’ambito oculare, ha rivoluzionato il modo in cui si può monitorare la salute generale di una persona.

L’occhio è una vera e propria porta di accesso privilegiata al nostro organismo, capace di rivelare segnali precoci di patologie sistemiche. Come spiega il professor Enrico Borrelli, docente di Oftalmologia all’Università di Torino, «la retina può mostrare segni di malattie sistemiche come il diabete, che danneggia i vasi sanguigni, e ora sappiamo che anche altre condizioni, come le malattie cardiovascolari, sono associate a modifiche nei capillari retinici». Questa scoperta apre la strada a una diagnosi precoce e a una valutazione del rischio cardiovascolare molto più semplice e diffusa, grazie a esami del fondo oculare che sono indolori, rapidi e disponibili praticamente ovunque.

L’esame di riferimento resta la tomografia ottica a coerenza (OCT) e la sua evoluzione, l’angio-OCT, che permettono di scansionare la retina con estrema precisione, senza necessità di colliri o procedure invasive. Questi strumenti consentono di monitorare non solo i capillari, ma anche la quantità e la disposizione delle cellule retiniche, offrendo un quadro dettagliato delle condizioni del microcircolo e del sistema nervoso centrale, di cui la retina è una protrusione.

Applicazioni cliniche e prospettive future

Attualmente, le applicazioni cliniche più comuni dell’OCT sono per la diagnosi di patologie oculari, come la degenerazione maculare o la retinopatia diabetica. Tuttavia, grazie all’intelligenza artificiale, le potenzialità dell’oculomica si stanno ampliando rapidamente. Come sottolinea Stanislao Rizzo, direttore del Dipartimento di Oculistica al Policlinico Gemelli di Roma e presidente del congresso internazionale FLORetina ICOOR, «l’analisi delle immagini retiniche può prevedere il rischio di diabete di tipo 2, infarto, ictus e altre condizioni correlate come ipertensione e aterosclerosi con un’accuratezza che raggiunge il 70%».

Inoltre, la ricerca ha evidenziato il ruolo della retina anche nella diagnosi precoce di malattie neurodegenerative. La variazione dello spessore delle fibre del nervo ottico, visibile tramite OCT, è un indicatore importante per condizioni come l’Alzheimer e la sclerosi multipla. La dottoressa Daniela Bacherini, ricercatrice presso l’Università di Firenze, spiega che «integrando diverse tecniche di imaging retinico si può prevedere con un’accuratezza dell’81% la presenza di demenza, aprendo così la strada a metodi diagnostici non invasivi e facilmente accessibili».

Studi innovativi: dal Parkinson alle malattie sistemiche (www.ladyblitz.it)

Uno dei progetti più significativi in questo campo è il programma AlzEye, condotto dal Moorsfield Eye Hospital di Londra, che ha raccolto più di 6 milioni di immagini retiniche di oltre 350 mila soggetti over 40 fra il 2008 e il 2018. Questo studio ha permesso di osservare che alcune modifiche della retina si manifestano anni prima dei sintomi clinici di malattie come il Parkinson, con alterazioni rilevabili fino a sette anni prima della comparsa dei segni neurologici.

Gli studiosi sottolineano che, sebbene non ancora adottato come metodo diagnostico ufficiale, questo approccio potrebbe rivoluzionare la gestione delle malattie neurodegenerative, permettendo interventi molto precoci e personalizzati. Inoltre, ricerche recenti hanno dimostrato che anche una semplice fotografia dell’occhio esterno, analizzata tramite sistemi di intelligenza artificiale, può fornire informazioni sullo stato di salute di organi come reni e fegato, rilevando biomarcatori correlati a anomalie ematiche.

Età biologica e invecchiamento: il ruolo della retina

Un ulteriore ambito di grande interesse riguarda la stima dell’età biologica attraverso l’analisi dei microvasi retinici. Attraverso l’intelligenza artificiale, è stato possibile correlare alterazioni dei capillari retinici con l’età biologica di circa 40 mila persone di mezza età, utilizzando quasi 130 mila immagini. Secondo il professor Rizzo, «le persone con un’età biologica superiore a quella anagrafica mostrano un aumento significativo della mortalità a 10 anni: +67% per tutte le cause, +142% per eventi cardiovascolari e +60% per tumori».

Questi dati dimostrano come la retina sia estremamente sensibile ai danni causati dall’invecchiamento e come la sua valutazione possa diventare uno strumento prezioso per lo screening e la prevenzione delle patologie legate alla senescenza. Il futuro dell’oculomica promette quindi di integrare l’oftalmologia con la medicina preventiva, fornendo una visione completa e precoce dello stato di salute di un individuo, ben oltre la semplice visione.

Roberto Arciola

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