L’olio essenziale di lavanda ha guadagnato moltissima popolarità in questi ultimi anni, soprattutto a seguito della pandemia da Covid-19.
Il motivo è piuttosto semplice. Chi crede nell’aromaterapia ritiene che sia un’arma contro l’ansia e possa favorire il rilassamento.
Parliamo di ansia lieve e coloro che soffrono di questo disturbo a livelli severi sanno quanto spesso sia necessario ricorrere a un’adeguata cura farmacologica, magari accompagnata dalla psicoterapia (quella cognitivo comportamentale risulta particolarmente adatta).
Anche gli oli essenziali possono tuttavia non essere completamente innocui. Per esempio uno studio del 2018 ha evidenziato che l’olio di lavanda potrebbe interferire con il sistema endocrino.
I produttori francesi sono preoccupati perché un nuovo regolamento sulla chimica verde potrebbe rendere difficile la commercializzazione libera di alcuni prodotti naturali.
Come si legge sul sito France Bleu, il regolamento potrebbe classificare l’olio essenziale di lavanda nella categoria dei prodotti chimici.
L’olio essenziale di lavanda è vapore acqueo, niente di tossico”, esclama Christian Bordes, presidente dei distillatori della Vaucluse.
Il sito italiano Greenme, specifica che il sindacato dei professionisti del settore Profumi, Aromatici e Piante Medicinali francese (PPAM) ha lanciato anche una petizione.
Si chiede sostegno “contro la scomparsa degli oli essenziali e dei prodotti naturali”, invitando la Commissione Europea ad utilizzare un approccio adatto ai prodotti naturali.
Per il momento la Commissione ha rassicurato i produttori, spiegando che non verrà fatto nulla che possa mettere in difficoltà i produttori.
Per difendersi da questo progetto europeo, i produttori stanno piantando cartelli con scritto “lavanda in via di estinzione”, invitando i consumatori a firmare la petizione.
Il deputato Julien Aubert ha inviato una lettera al ministro dell’agricoltura, spiegando che con il regolamento:
“L’impatto sulla produzione di oli essenziali è diretto perché questo regolamento li considera prodotti chimici a sé stanti”.
Ciò “spingerebbe i produttori a rivedere la composizione di questi oli a tal punto che, nella migliore delle ipotesi, le loro proprietà ne verrebbero alterate”.
“Nel peggiore dei casi, data l’inadeguatezza dei metodi di valutazione per questi particolari prodotti, potrebbero essere erroneamente considerati troppo pericolosi e quindi vietati”, precisa il deputato.
Foto di MireXa da Pixabay.
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