Vittoria, rovinata a vita dal silicone: da 26 anni, cortisone dipendente

Vittoria, rovinata a vita dal silicone: da 26 anni, cortisone dipendente

23 Agosto 2014 - di Silvia_Di_Pasquale

MILANO – Il suo obiettivo era solo quello di essere più bella, più formosa, in altre parole: più donna. Questo è il motivo per cui Vittoria, una 51enne transessuale brasiliana, 26 anni fa ha deciso di farsi iniettare svariati litri di silicone in corpo. La sua triste vicenda è raccontata da Stefania Culurgioni su Vanity Fair:

“In Brasile – spiega Vittoria – il canone di bellezza era quello: tette e culo prosperosi, cosce sode. Ho pagato 600 dollari. Mi sono fatta 25 siringhe di insulina nel viso e mi sono fatta mettere sei litri di silicone: due nel seno, quattro nel sedere. Era una pratica illegale, ma lo facevamo tutte. Anche adesso lo si fa. Me lo fecero due infermieri, uno mi teneva fermo, l’altro siringava. Usarono aghi da veterinario, mi fece un male feroce, il silicone entra e sposta tutto per farsi spazio, poi quando l’ago esce, basta, non senti più niente”.

Presto il triste risvolto: la sua pelle ha iniziato ad alzarsi e i muscoli ad infiammarsi. Poi la febbre a 40. Dopo aver richiamato chi l’aveva operata, le venne detto che la cura era solo una: il cortisone. Da quel momento se lo inietta ogni due settimane.

Quando nel 2012 è stata operata sei volte nell’Ospedale Niguarda di Milano, i medici hanno scoperto che nel suo corpo il silicone era proliferato. “..come dei nidi di vipere. Il silicone era tutto a uova, infilate ovunque”, specifica Culurgioni. La maggior parte del liquido è stato estratto, ma una parte rimane ancora. Oggi, “se Vittoria urta un mobile, la sua pelle si spacca”.

Ovviamente la cura di silicone ha avuto effetti negativi sulla sua salute: ha accelerato il processo d’invecchiamento e abbassato le sue difese immunitarie. Eppure sembra che tale pratica sia ancora in uso persino tra le trans che vivono in Italia. Il particolare agghiacciante sarebbe questo: il silicone iniettato, conclude Vittoria, sarebbe”quello dei supermercati, quello che si usa per i mobili”.

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