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Usa: rivoluzione nel linguaggio militare, donne esultano

Negli Stati Uniti e’ rivoluzione nel linguaggio militare. Cade il suffisso ‘-man’ di genere maschile per far posto a quello neutro. Un passo in avanti reso necessario dopo l’apertura totale alle donne, anche in prima linea, e per ora adottato dalla Marina e dal corpo dei Marine. Addio quindi a parole come ‘yeoman’ (fuciliere) o ‘engineman’ (macchinista). Al loro posto saranno usati termini come ‘engine technician’ (tecnico motore) e ‘administrative specialist’ (specialista amministrativo).

Il passaggio al neutro in ambito militare segue quello gia’ avvenuto in altri ambiti una volta appannaggio esclusivo degli uomini. Fireman (pompiere) ad esempio e’ diventato ‘firefighter’ e ‘policeman’ (poliziotto) ha fatto posto a ‘police officer’ (agente di polizia). L’esercito e l’aeronautica sembrano invece essere più’ conservatori e meno inclini alla terminazione neutra. I due corpi hanno fatto sapere che i nomi terminanti in -man hanno un significato storico ed e’ più’ importante concentrarsi su come portare le donne nelle nuove posizioni aperte piuttosto che su come chiamarle.

Ricordiamo che lo scorso marzo, le forze armate americane hanno dato il via al reclutamento delle cosiddette “donne Rambo”. Tutto ha inizio, ed è come un passo successivo, alla fine del 2015 quando il ministro della Difesa Ash Carter aveva annunciato di aprire i “combat jobs” (la prima linea) anche alle soldatesse facendo cadere così anche l’ultimo tabù che impediva alle donne di essere alla pari con i loro colleghi uomini. Il reclutamento vale anche per i corpi d’elite delle forze speciali come i Navy Seals e i Delta Force. Le nuove reclute entreranno in servizio già dal prossimo autunno, secondo quanto specificato dal ministero della Difesa.

Il Secolo XIX spiega inoltre che

Il corpo dei Marines ha stimato che in media 200 donne all’anno saranno trasferite nelle posizioni di combattimento mentre il Comando delle Forze Speciali ha anticipato che prevede un ristretto numero di volontarie per quelle posizioni.

I vertici dell’esercito e dei Marines hanno riferito al Senato che ci vorranno tre anni per integrare totalmente le donne delle posizioni di combattimento e hanno anche sottolineato che non abbasseranno gli standard per invogliare maggiormente le donne ad arruolarsi.

Silvia_Di_Pasquale

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