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Sei brutta/o o gay? Trovare lavoro è più difficile

29 Maggio 2012 - di Claudia Montanari

ROMA – Quello della disoccupazione è un problema molto sentito soprattutto in questi ultimi anni di crisi economica. Ma oggi i numeri di un rapporto della Fondazione Rodolfo De Benedetti rendono note alcune amare verità: non solo la crisi economica, trovare un lavoro diventa ancora più difficile se il diretto interessato è gay o brutto\a.

Il rapporto ha stabilito che i gay hanno il 30% in meno di possibilità di venire richiamati dopo un primo colloquio di lavoro. E se le donne lesbiche non sono toccate da questo tipo di discriminazione per il loro orientamento sessuale subiscono però un trattamento analogo se non sono belle: in generale, le donne brutte hanno il 18% in meno di possibilità di essere richiamate.

A confermarlo è anche uno studio di Eleonora Patacchini, Giuseppe Ragusa e Yves Zenou, “Dimensioni inesplorate della discriminazione in Europa: religione, omosessualità e aspetto fisico”. I tre hanno inviato oltre duemila curriculum fittizi in varie aziende italiane, allegando foto e, in alcuni casi, stage o esperienze professionali in associazioni di difesa dei diritti delle persone omosessuali.

Il risultato è stato lampante. “Se confrontati con i maschi eterosessuali, gli uomini omosessuali hanno il 30% in meno di probabilità di essere richiamati per un colloquio. Le donne eterosessuali e omosessuali, invece, non mostrano significative differenze nei tassi di richiamata. L’effetto penalizzante individuato per gli uomini è mitigato dal fatto di avere curricula “migliori” (più qualificati)? Niente affatto. È anzi vero il contrario: l’effetto negativo di un’identità omosessuale è addirittura più forte nel caso di persone con profili professionali più qualificati”.

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