ROMA – La Pussy Riot Maria Alyokhina e Nadia Tolokonnikova sono libera. Tre giorni dopo la scarcerazione di Mikhail Khodorkovsky, a pochi giorni dal Natale ortodosso, il presidente russo Vladimir Putin concede il suo nuovo gesto di magnanimità come da amnistia deliberata ad hoc a poco meno di un mese dai Giochi Olimpici invernali di Sochi.
Alyokhina e Tolokonnikova erano state condannate a due anni di carcere, nel marzo del 2012, per vandalismo dopo la preghiera punk anti-Putin nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Con loro in carcere, o meglio, nei campi di lavoro, era finita anche Ekaterina Samutsevitch, che però era stata scarcerata poco dopo l’arresto.
Ma Alyokhina non ha esultato per la sua liberazione. Ha definito l’amnistia decisa da Putin per i 20 anni della Costituzione russa una “farsa”. “Se fosse possibile rifiutare l’amnistia, l’avrei fatto”, ha detto in un’intervista alla tv russa d’opposizione Dozhd all’uscita dal carcere, “non credo sia un atto umanitario, ma una trovata pubblicitaria”.
L’amnistia coinvolge meno del 10% dei detenuti, circa 25mila persone. Guarda caso, tra chi ne ha beneficiato o quasi certamente ne beneficerà ci sono i detenuti che hanno più visibilità a livello mondiale, come l’ex oligarca di Yukos Khodorkovsky, le due Pussy Riot e gli attivisti di Greenpeace della Arctic Sunrise, tra cui l’italiano Cristian D’Alessandro.
(Nella foto Lapresse Maria Alyokhina)
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