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Primo maggio festa dei lavoratori? Non per i negozi

ROMA – Primo maggio festa dei lavoratori? Di certo non per molti dipendenti di negozi in città come Milano, Torino, Firenze, Roma, Bari in cui un negozio su tre terrà le serrande aperte. Effetto delle liberalizzazioni che danno a ogni negoziante e ai Comuni la libertà di decidere se rimanere aperti o meno nei giorni di festa. Secondo Federdistribuzione, che riunisce molti grandi gruppi (quindi strutture di dimensioni rilevanti sia nei centri storici sia nelle periferie), il primo maggio sceglierà di aprire circa il 30% dei loro associati.

E per il primo maggio a Roma si attende che un negozio su tre in centro rimanga aperto. Il presidente della Regione, Renata Polverini, ha presentato anche ricorso alla Corte costituzionale (lo hanno fatto anche Veneto, Piemonte e Toscana) per contestare il provvedimento del Governo, ma non ha fatto in tempo.

Le polemiche sul rispettare o meno la festa dei lavoratori si inseguono in tutto lo stivale. A Milano il sindaco Giuliano Pisapia aveva tentato la strada dell’accordo con le associazioni di categoria, ma poi il 25 aprile si è visto che la maggioranza dei negozianti ha preferito aprire. A Bari la Cgil ha minacciato «lo sciopero dallo shopping dei consumatori» contro i commercianti che apriranno il primo maggio. A Forlì il sindaco del Pd, Roberto Balzani, ha scelto la moral suasion, vale a dire ha convinto (e poi ringraziato) il grande centro commerciale locale a scegliere di non lavorare il 25 aprile e il I maggio.

A Firenze, invece, il sindaco Matteo Renzi ha fatto il contrario: ha detto di essere favorevole all’apertura dei negozi il primo maggio (purché si paghino di più i dipendenti) e così ha subito le contestazioni della Cgil.

Il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli, intervistato dal Messaggero, spiega le ragioni a favore dell’apertura dei negozi il primo maggio:

“La legge Salva Italia parla chiaro: la decisione spetta agli imprenditori. E noi abbiamo deciso di offrire un servizio. Lavorare conviene ai lavoratori, che pagheremo il 30% in più. Soldi fiscalizzati solo al 10% e non al 30 come per le domeniche”.

Gigli chiede al governo di

“Abbassare tutto al 10 invece di fare appelli per i negozi chiusi”

Del parere opposto è Claudio Di Berardino, segretario laziale della Cgil:

“Il via libera alle aperture anche nei giorni festivi, anche in coincidenza con la festa dei lavori da una parte aumenta precariato e flessibilità, dall’altra incrementa la chiusura dei piccoli negozi. La possibilità dei grandi centri commerciali di aprire sempre affossa i negozi di piccola e media dimensione, che sono cosi’ costretti a ridurre il personale”.

Claudia Montanari

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