gemelle Khawam

Petraeus & Co: come le gemelle Khawam hanno messo in ginocchio i generali

15 Novembre 2012 - di Claudia Montanari

ROMA – I capelli sono quasi gli stessi, il fisico è simile. In realtà anche gli interessi ce li hanno in comune tra bella vita, fiumi di champagne e uomini… “prestigiosi” ma, se pensate che si parli delle sorelle Kardashian dovrete ricredervi perché, in confronto alle gemelle di cui stiamo parlando, le Kardashian sono delle ingenue novelline, soprattutto quando si parla di uomini: perché accontentarsi del mondo di Hollywood quando si può arrivare direttamente nel cuore della CIA?

Le gemelle Khawam, si chiamano, famose nel mondo militare tanto quanto le Kardashian su MTV.

In effetti il “sogno americano a stelle e strisce” ce lo avevano anche le Khawam. A modo loro, s’intende. Le stelle, rigorosamente sulle giacche degli uomini, dovevano essere almeno cinque. E le strisce, beh a strisce è la stampa, altamente glamour perché le gemelle sono anche estremamente trendy: insomma a strisce è la stampa che hanno amabilmente disegnato lì dove non batte il sole dei loro mariti e fidanzati. 

Il fatto è che se sei una bella, ambiziosa prosperosa e “sperperosa” ragazza di Tampa (luogo in cui si trova niente meno che la McDill Air Force Base) e non sai come fare carriera, non è colpa tua se scendi di casa per prendere un caffè e ti imbatti casualmente in potenti uomini in divisa. Le stelline luccicano ed è difficile non rimanere abbagliata.

E col cavolo che “la storia insegna”, nemmeno dalle parti della CIA si sono ricordati la “storiella” di Elena di Troia e sono bastate delle “socialite” un po’ ambiziose per far crollare i vertici dei servizi segreti come un domino al vetriolo.

Certo, qui non è che si sta parlando di due “gemelline Olsen” qualunque perché le due Khawam, Jill e Natalie, avevano conoscenze scottanti: Jill, figlia di libanesi, si dichiarava Console Onorario della Corea ma -si dice- era addirittura veicolo di collegamento tra gli ufficiale dell’esercito USA r i governi del Medioriente. La sorella Natalie non stava certo a guardare: è stata fidanzata di Charlie Crist, ex governatore dello stato, e Pam Bondi, attuale Attorney General (capo dell’ordinamento giudiziario) e stretto alleato di Mitt Romney.

Nonostante questo le due sono attualmente coperte di debiti per un totale di circa 8 milioni di euro ma, diciamolo, non è colpa loro perché le feste e gli eventi mondani costano e i nostri politici possono confermare. Il fatto è che se ti chiami Jill Khawam (in Kelley) e inviti in casa per dei “private party” (più “private” che “party”) la crème de la crème della CIA e della NATO non è che puoi avere una villetta qualunque ma, almeno, tre piani di villone con mattoni rossi e portico a sei colonne. Un milione e mezzo di mutuo che, sembra, ancora non sia stato saldato visto che la Regions Bank ne ha chiesto il pignoramento per 1 milione e 700 mila euro. E, siamo pronti a scommettere, anche i fiumi di champagne che scorrevano durante le feste erano di prima (costosa) qualità e, in un attimo, i debiti sono cresciuti.

Nel frattempo anche per la sorella Natalie le cose si sono messe a girare male, dal momento che ha presentato istanza di fallimento per oltre 3 milioni di dollari e ha perso anche la custodia del figlio, nonostante la bella era riuscita addirittura ad ottenere (e non ci chiedete il perché) nientemeno che da Petraeus (CIA) e Allen (NATO) due testimonianze scritte per l’affidamento del figlio che, a quanto pare, a nulla sono valse.

Non solo: a quanto pare, per la famosa legge del contrappasso anche Paula, la presunta amante di Petraeus, aveva timore di Jill Khawam e le mandava mail “minatorie” di gelosia come “Non toccare Petraeus sotto il tavolo”. Si, insomma, come due 15enni qualunque con gli ormoni a mille che si litigano il fidanzatino.

Nonostante i debiti e gli scandali, la “casalinga disperata” Jill si è accaparrata gli avvocati più esclusivi del foro, insomma i “Bongiorno” italiani del caso. Abbe Lowell, per esempio, che ha difeso Bill Clinton. O Judy Smith, che ha aiutato nientemeno che Monica Lewinsky ai tempi del “sexgate”. E la cosa presume disastri visto che la Lowell è uno di quegli avvocati che, se li assumi, “vuoi dire che sei seriamente nei pasticci” come scrive il sito di gossip Gawker.

Insomma, il giallo è fitto e, questa volta, difficilmente basteranno abiti glamour e tesserini di inviolabilità come quello sfoggiato da Jill per difendersi dai giornalisti i giorni scorsi. Altro che in-viola-bilità, qui emerge solo un tipo di “viola”: quello dei loro volti.