Nel 2022 le porte dei pronto soccorso italiani si sono aperte 14.448 volte per accogliere una donna vittima di violenza. Per l’8% – non era la prima volta. I dati arrivano nei giorni dell’uccisione di Giulia Cecchettin, l’ennesima vittima di femminicidio. A fornirli è lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci durante dell’evento di celebrazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre. “Questi numeri non possono e non devono lasciarci indifferenti. Non dobbiamo assuefarci alla violenza”, ha detto il ministro.
In base all’indagine realizzata dalla Commissione d’inchiesta sul femminicidio, il 65% delle vittime non ne aveva parlato prima di cadere vittima della violenza. “La più grande alleata della violenza è la solitudine e il pronto soccorso non è il miglior posto per aiutare queste donne, ma sappiamo che prima o poi una donna vittima di violenza passa di là”, spiega Vittoria Doretti, direttrice della rete regionale del Codice Rosa in Toscana.
Da quadi dieci anni i pronto soccorso italiani hanno cominciato ad attrezzarsi per dare aiuto alle donne. Dal 2017, esistono linee guida nazionali che prevedono l’istituzione di appositi percorsi protetti che garantiscono cura, sicurezza e orientamento ai servizi antiviolenza per se stesse e i figli minori.
“Il Pronto Soccorso è il luogo dove è possibile intercettare la vittima di violenza perché è qui che si cerca il primo intervento sanitario”, ha detto Schillaci. Secondo l’indagine, il 77% delle strutture ha in uso i protocolli attuativi del percorso per le donne che subiscono violenza; l’83% assicura percorsi diversificati e dimissione protetta alle donne per cui sia stato valutato un rischio alto; il 59% ha un’equipe multidisciplinare dedicata.
Tuttavia, solo il 44% delle strutture assicura il supporto di mediatrici linguistico-culturali vis à vis in pronto soccorso (anche se sale a 79% la quota di quanti lo assicurano telefonicamente), il 38% delle strutture non ha un sistema per l’accompagnamento delle donne e degli eventuali figli a una struttura protetta esterna; il 72% non assicura una una presa in carico sociale attiva h24, mentre il 61% non prevede figure di supporto per le donne con disabilità.
“Oggi è la giornata per ribadire l’impegno su questi fronti”, ha aggiunto il ministro della Salute. “Ribadisco che una formazione professionale appropriata e capillare costituisce uno dei principali strumenti di prevenzione e contrasto della violenza”. Tuttavia, ha concluso Schillaci, “credo che sia soprattutto un problema culturale che va affrontato da subito anche nelle scuole”. (FONTE ANSA).
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