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Natale… d’oro. L’Italia resiste alla crisi vendendo gioielli e beni di famiglia

7 Dicembre 2012 - di Claudia Montanari

ROMA – Oro, gioielli e oggetti preziosi. Ma anche mobili e opere d’arte e beni personali più o meno rari e, soprattutto, tagli drastici ai consumi. Così gli italiani cercano di (soprav)vivere alla crisi.

Ad affermarlo è il Censis nel rapporto 2012 sulla Situazione sociale del paese secondo cui negli ultimi due anni circa 2.5 milioni di famiglie hanno venduto gioielli e oro, oltre 300.000 famiglie hanno dato via mobili e opere d’arte e l’85% delle famiglie italiane ha eliminato sprechi ed eccessi.

Ma non finisce qui perché tra le strategie di sopravvivenza c’è anche la messa in circuito del patrimonio immobiliare posseduto sia affittando alloggi non utilizzati, sia trasformando il proprio alloggio in un piccolo bed & breakfast (nelle grandi città, con oltre 250.000 abitanti, lo ha fatto il 2,5% delle famiglie).

Sempre secondo il rapporto, sono poi 11 milioni gli italiani che si preparano regolarmente cibi in casa, come pane, conserve e gelati mentre chi ha scelto di coltivare ortaggi e verdura con l’orto ‘fai da te’ sono 2,7 milioni. E se più di 8 famiglie su 10 (l’85%) ha tagliato sprechi ed eccessi nei consumi e il 73% è andato a caccia di offerte e alimenti poco costosi, il 62,8% degli italiani ha ridotto gli spostamenti con i propri mezzi di trasporto per risparmiare sulla benzina con il conseguente boom delle biciclette (più di 3,5 milioni vendute in un biennio).

Scrive l’Adnkronos che “il reddito medio pro-capite delle famiglie è tornato ai livelli del 1993 e negli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria si è quasi dimezzata passando da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%.Gli italiani si ritrovano dunque più poveri e più indebitati, ma soprattutto si assiste ad uno smottamento del ceto medio che è andato di pari passo con un progressivo slittamento della ricchezza verso le fasce più anziane della popolazione e con l’assottigliamento del patrimonio di quelle più giovani”.

In particolare nel giro di 20 anni, la quota di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro, si legge ancora nel rapporto, è praticamente raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la ricchezza del ceto medio (composto dalla maggioranza delle famiglie con un patrimonio oscillante, tra immobili e beni mobili, tra 50.000 e 500.000 euro) è diminuita dal 66,4% al 48,3%. E se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 la loro quota è scesa al 5,2%. Nel frattempo le famiglie hanno visto lievitare il loro livello di indebitamento, cresciuto dell’82,6%.

I sentimenti che nascono in questo periodo di conclamato disagio passano dalla rabbia (la provano il 52% di italiani), la paura (il 21,4%), la voglia di reagire (20,1%) e il senso di frustrazione (11,8%).

La maggior parte è poi convinto che la situazione drammatica che oggi impone ineludibili interventi ‘tecnici’ sia addebitabile alla crisi morale della politica e la corruzione (43,1%), a sprechi e clientele (26,6%) all’evasione fiscale (26,4%). Solo al quinto posto nella classifica dei fattori determinanti della crisi economica, viene richiamata da circa il 18% la politica europea e l’euro, mentre i problemi delle banche italiane sono più citati anche rispetto alle temute speculazioni della famigerata finanza internazionale.

Fonte: Adnkronos