Non appena vi è stato il terribile responso, per Giulia la vita è cambiata. Ospedali, medici, e medicine, cicli di chemioterapia e radioterapia: questo per lei è diventata la quotidianità:
“«Non ce l’avrei fatta senza la mia famiglia e senza il mio fidanzato Davide: eravamo insieme da poco, ma ha saputo farmi sentire normale in ogni istante. Gli amici della scuola, invece, si sono quasi tutti dileguati, persi: ma non è facile stare vicino ad una persona ammalata di tumore. Si è spesso arrabbiati, scontrosi, deboli: è una cosa che richiede tempo, tanto tempo. Per fortuna ho trovato aiuto in rete, nel gruppo online dell’ Arcobaleno della speranza”: persone ammalate e non, con cui confrontarsi, aprirsi, senza aver timore di dover celare i picchi di sconforto»”
Giulia è forte. È malata ma lei malata non ci si vuole sentire. Rinuncia immediatamente alla parrucca:
“«Sì, gli sguardi delle persone che ti fissano e si etichettano come “quella ammalata” sono mortali. Ma il tumore e le terapie modificano il corpo, bisogna imparare ad accettare anche quello. La mia testa rasata era il segno della mia battaglia, del mio essere guerriera»”
Giulia vince. La battaglia contro il tumore, dopo 1 anno di cure ininterrotte, finisce. Giulia l’ha debellato:
“«E’ difficile rimanere concentrati, e la testa vola di continuo alla malattia. Non ero sicura dal punto di vista psicologico di poter arrivare alla maturità, ma ci ho voluto provare: non m’interessa il voto, m’interessa dimostrare a me stessa che ce la posso fare».
La maturità a lei ormai non fa paura. Grazie a delle amiche è riuscita a recuperare qualche appunto, i libri, i riassunti, e si è messa a studiare. La tesina? Non ci ha pensato un attimo a scegliere l’argomento: come si può vincere un cancro. Si legge su La Stampa:
“«Si intitola la “Battaglia del terzo stadio”: ho iniziato il percorso partendo da Marie Curie, i cui studi sono stati fondamentali per la radioterapia. E poi ho sviluppato il concetto delle “armi interiori”, che per me sono state la filosofia, l’italiano e il latino, ovvero il serbatoio anche culturale da cui trovare strumenti per non soccombere al pessimismo e alla rassegnazione: con “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello ho fatto una bellissima analisi di come la malattia cambi la percezione dello scorrere del tempo».
E Giulia pensa già all’Università, dove si vuole iscrivere a Scienze infermieristiche. La maturità? Per lei non è un ostacolo, a lei non fa paura:
“«In questo anno e mezzo credo di essere diventata più vecchia di 20 anni e ho imparato a vedere le cose con occhio diverso. Quando sei ad un passo dalla morte capisci che puoi davvero fare a meno di tutto ciò che è accessorio e inutile. Ti accorgi che siamo ingabbiati in mille stupidità. Oggi sono un’altra persona, non so se migliore o peggiore: di sicuro diversa. E averne consapevolezza penso sia la mia vera prova di maturità»”