NEW YORK – È donna, giovane, araba, indossa il velo e da qualche giorno ha compiuto la sua prima missione sganciando bombe sui guerriglieri dell’Isis. Tra i “top gun” che lunedì sera hanno colpito alcune postazioni degli jihadisti c’era anche lei: il Maggiore Mariam Al Mansouri, 35 anni, che dal 2008 è in posizione operativa nell’aviazione militare del suo Paese.
Flavio Pompetti scrive sul Messaggero:
“Mariam Al Mansouri è copertissima quando sale sul Desert Falcon F16, il bombardiere monoposto con il quale ha compiuto la missione di lunedì. La tuta pressurizzata nasconde le sue fattezze, e l’enorme casco da pilota lascia appena intravedere un sorriso sereno a denti bianchissimi e il taglio di un paio di sopracciglia scure e folte. Nel mezzo del raid quattro giorni fa il suo aereo è stato avvicinato dai serbatoi volanti della Air Force americana, i cui tecnici hanno chiesto di specificare quale fosse la sua missione. Quando in risposta hanno ascoltato la voce di una donna, i tecnici americani sono rimasti così sorpresi che per una ventina di secondi la radio è rimasta muta. Il Maggiore Mansouri è laureata in letteratura araba, una specializzazione atipica per un’aspirante pilota militare. Le altre tre compagne che con lei hanno rotto il tetto di cristallo nel 2008 e hanno iniziato a volare da sole sui bombardieri degli Emirati, sono due ingegneri elettronici e una specialista di scienze informatiche. Eppure è toccato a lei l’onore di essere la prima ad affiancarsi ai colleghi maschi nelle azioni di combattimento. Nei raid che sta compiendo a fianco degli americani e delle aviazioni alleate di Giordania, Bahrain e Qatar, è affiancata tra l’altro dal giovane pilota Kahled bin Salman, figlio del reale della casa saudita Salman bin Ablulaziz Al Saud. I due combattenti sono l’altra faccia della cultura islamica, quella di paesi che pur restando legati alla propria cultura e tradizione, rigettano la follia integralista dei jihadisti, e la loro mania repressiva nei confronti delle donne. La presenza di Miriam e di Kahled nella coalizione è una prima, importante vittoria di immagine nella guerra all’Isis, una che il presidente Obama e la sua diplomazia hanno lottato a lungo per costruire e consolidare nelle ultime settimane”
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