PADOVA — Oltre il danno anche la beffa? Il caso risale a settembre 2009 quando una donna, sottoposta a un intervento di inseminazione artificiale, dovette assumere una pillola abortiva in quanto i medici di una clinica dell’azienda ospedaliera di Padova scambiarono il seme di suo marito con quello di un altro uomo. Pochi mesi dopo i due coniugi decisero di rivolgersi ad un avvocato e portare la causa in Tribunale.
I due da tempo tentavano inutilmente di avere un figlio e nel mese di Luglio la donna si è sottoposta a un primo tentativo di inseminazione artificiale, non riuscito. «A ottobre abbiamo riprovato una seconda volta – spiega la coppia padovana – e ci hanno consigliato di fare l’inseminazione per due giorni consecutivi, in modo tale da avere maggiori probabilità di riuscita». Il primo giorno tutto sarebbe filato liscio. I problemi sarebbero sorti al secondo tentativo, almeno stando a quanto denunciato dai coniugi, che si sono rivolti all’avvocato Matteo Mion. «Io e mio marito – racconta – ci siamo recati, come al solito, nel centro clinico ambulatoriale per il prelievo dello sperma e lì siamo venuti a conoscenza del fatto che c’era un’altra coppia che quello stesso giorno si sarebbe sottoposta all’inseminazione, Quando è arrivato il nostro turno abbiamo atteso una decina di minuti prima che arrivasse la biologa con la provetta e dopo aver fatto l’inseminazione siamo tornati a casa». È poi accaduto il “peggio”: “Nel pomeriggio una dottoressa ha telefonato chiedendoci di tornare entrambi a Padova con urgenza. Una volta arrivati in clinica ci è stato comunicato che a causa di un errore il donatore dell’inseminazione fatta quel giorno non era mio marito. Mi è stata prescritta una pillola, il Norlevo, per scongiurare un’eventuale gravidanza conclude la relazione firmata dalla donna – che io ho preso in serata».
Oggi, a distanza di tre anni, arriva la “beffa”: secondo “Libero quotidiano” infatti, nonostante il palese errore dell’ospedale e le precarie condizioni della donna che nel frattempo è caduta in depressione, il Tribunale non è ancora riuscito a dare una sentenza: “dopo tre anni siamo ancora qua a mangiare eufemisticamente polvere. Gli avvocati dell’ospedale, forti dell’inefficienza della giustizia, hanno ritirato il braccino: c’è responsabilità ma non c’è danno. La mia perizia sostiene che la danneggiata ha avuto un patimento psicologico pari a quello di uno stupro, ma si dovrebbe accontentare delle scuse perchè i Lloyd’s di Londra non mettono nemmeno una sterlina nel piatto” scrive Matteo Mion, avvocato della coppia. In fondo, spiega l’avvocato, la questione dovrebbe essere molto semplice: “non c’è un giudice in grado di leggersi le carte ed elaborare il concetto più semplice del mondo: se fossi io al posto di quella disgraziata? Non una toga in grado di dire: avete fatto una porcata grande come una casa, siete assicurati, mani al portafoglio”.
E, conclude Mion, “Intanto si tira a campare, l’assicurazione fa i suoi affari coi problemi pagati, l’ospedale non sa né leggere né scrivere e la toga con questi bollori estivi non suda per scrivere sentenze”.
Le anticipazioni de La Promessa lasciano davvero di stucco: presto si scoprirà chi è il…
Tra storia millenaria, tradizioni popolari e paesaggi mozzafiato, il borgo si distingue per cultura, artigianato…
L’uso intensivo di smartphone e tablet causa dolori cervicali e accelera l’invecchiamento cutaneo del collo.…
Nuovo colpo di scena nella soap La Notte nel Cuore, che porterà scompiglio negli equilibri…
All'outfit di Natale quest'anno ci pensa Action, che ha messo in promozione uno splendido abito…
Nelle prossime puntate de La Notte del Cuore, un colpo di scena influirà sul rapporto…