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Allarme del commercio: clima torrido anche per imprese

14 Agosto 2012 - di Claudia Montanari

MILANO – Sarà il caldo torrido, sarà la crisi mondiale che non accenna a regredire, ma l’indagine del Centro studi di Unioncamere sulle previsioni delle imprese riguardo all’evoluzione dei principali indicatori per il trimestre estivo del 2012 parla chiaro: dall’industria, al commercio, ai servizi è un coro quasi unanime, tra gli imprenditori prevale la sensazione che resti lontano il punto di svolta di questa crisi e il fatto che anche gli ordinativi esteri – che finora si erano dimostrati l’unico stimolo concreto per il nostro sistema produttivo – siano entrati in territorio negativo (-3,9 punti il saldo complessivo, con punte di -16 per la filiera dell’abbigliamento-moda). Questo dato indica che anche la parte più virtuosa del sistema produttivo italiano, l’export, non riesce a traguardare un credibile obiettivo di crescita nel breve-medio periodo.

Queste attese si innestano, peraltro, su risultati già particolarmente negativi registrati dalle imprese a consuntivo del trimestre aprile-giugno, durante il quale si sono registrati cali di produzione, fatturato e ordinativi dell’industria nella misura media del 6% rispetto al trimestre precedente, come anche una contrazione apprezzabile delle vendite del commercio (-7,5%) e degli altri servizi (-4,8%).

“Questo non è il momento delle parole, ma dei fatti. E’ difficile aggiungere qualcosa a quello che questi dati ci dicono”, ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Le imprese continuano a pagare – ha detto – un prezzo altissimo alla follia di una finanza autoreferenziale, sganciata dai fondamentali dell’economia reale; a un’Europa che sembra sopraffatta dalla sindrome di Peter Pan e non vuole diventare adulta; ma anche, va detto, al ritardo con cui nel nostro Paese si è messo mano alle riforme. Il governo ha imboccato un sentiero stretto e ripido per portarci fuori dalla crisi, ma il senso di questi dati è chiaro: per ridare fiducia ai mercati serve ridare innanzitutto fiducia alle imprese. Garantendo loro il credito, sburocratizzando l’economia, realizzando le infrastrutture di cui hanno bisogno. Solo sostenendo l’impresa si può ricominciare a creare occupazione e tornare a crescere”.

 

Fonte: Adnkronos

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