«È la conferma di quanto, dal punto di vista etologico, ci aspettavamo: la donna diventa più protettiva (aumento del testosterone), l’uomo riduce i livelli di aggressività (diminuzione del testosterone) nei confronti del neonato. È anche un’evoluzione dei tempi. Rispetto a qualche anno fa, la quantità di tempo che i padri passano con i neonati supera oggi anche le sei ore al giorno. Mentre in passato era di poche ore, se non quasi pari a zero, in questa fase della crescita dei figli. Oggi gli uomini sono più “mammi” e con funzioni da “mammi”».
“Lo studio dell’Università del Michigan è stato condotto su 29 coppie al loro primo figlio. Non tante dal punto di vista numerico, ma con risultati uniformi nei risultati. Alle coppie sono stati fatti prelievi di saliva, e misurati i livelli ormonali, durante tutto il periodo della gravidanza. «Fino ad ora si pensava che nell’uomo cambiassero i livelli di alcuni ormoni solo alla nascita del bambino — spiega Robin Edelstein, autore principale dello studio —, ma abbiamo visto invece che i cambiamenti iniziano prima, all’inizio della gravidanza. Anche se è ancora difficile stabilire quale ne sia la causa». L’andrologo Carlo Foresta (Università di Padova) non è sorpreso: «La psicologia del futuro padre è in divenire e sembra avere un’influenza neuroendocrina. La dolce attesa può creare stress e ansietà, ma può anche essere gratificante. Comunque avviene un cambiamento della personalità che influenza i neurotrasmettitori e inibisce l’attività di secrezione delle gonadotropine. Inoltre, in gravidanza spesso si riduce l’attività sessuale. E l’assenza di attività sessuale riduce automaticamente nell’uomo la produzione di testosterone. Aumentano, poi, i livelli di endorfine che esprimono il piacere dell’appagamento. Comunque, il “gioco” degli ormoni predispone anche mamme e papà all’accoglienza, a creare un ambiente sereno. Il più adatto possibile al nascituro». E attenzione, anche tra gli animali, gli uccelli in particolare, si assiste a qualcosa di simile. L’etologo Danilo Mainardi, Università Ca’ Foscari di Venezia, conferma: «Anche tra le specie animali si riscontrano esempi analoghi. Raramente, ma si riscontrano. In alcuni casi, tra gli uccelli, se la femmina non riesce a portare avanti il suo ruolo subentrano nella cova delle uova o il partner o altri componenti maschi della comunità già predisposti a svolgere funzioni da “mammi”».
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