Gaia, insegnante a 21 anni: "Nessuna laurea, ho passato Concorsone"

Gaia, insegnante a 21 anni: “Nessuna laurea, ho passato Concorsone”

7 Ottobre 2013 - di Claudia Montanari

CARRARA – Si chiama Gaia e ha 21 anni. È una ragazza come tante se non fosse che, da Settembre scorso, insegna nell’Istituto tecnico Domenico Zaccagna di Carrara. La stessa scuola in cui appena due anni fa si è diplomata. Un caso indubbiamente atipico quello di Gaia che lo scorso anno ha vinto il concorso voluto dal’ex ministro Francesco Profumo e che è diventata una delle più giovani docenti d’Italia.

Intervistata da Orsola Riva per il Corriere della Sera, Gaia ha raccontato la sua esperienza da neo-insegnante. Una situazione non certo facile, che stride con quella della media dei professori italiani che, dopo una vita da precari, sono stati immessi in ruolo anche poco prima della pensione.

 

Che impressione le ha fatto ritornare a scuola dall’altra parte della cattedra? «All’inizio ero un po’ preoccupata. Ma i miei ex professori mi hanno accolto benissimo, offrendosi di aiutarmi in ogni modo».

Nessun problema con i suoi studenti? Siete quasi coetanei… 
«Veramente io ho allievi di terza, 16-17enni».

Le danno del lei? 
«Assolutamente sì. Sono stata chiara fin dal principio: quando si lavora si lavora, niente battute o distrazioni. Poi, magari, quando c’è l’intervallo mi metto anche a chiacchierare. Sono molto estroversa. Ma l’insegnante è l’insegnante».

Oggi molti professori faticano a farsi rispettare, dagli allievi e anche dai genitori. 
«Guardi, io non ho mai avuto richiami particolari o rapporti sul registro, ma se fosse successo sono sicura che i miei mi avrebbero detto che me l’ero meritata. Al massimo sarebbero andati a parlare per capire, ma certo non a protestare».

Lei si era iscritta a Ingegneria, ma ha lasciato quasi subito. 
«Ho fatto un tirocinio presso uno studio professionale, poi ho saputo del concorso e mi sono messa a studiare: tanto, perché io sono così. Non credevo di vincere e invece…».

E invece ha passato il «concorsone» ed è stata assunta con un contratto a tempo indeterminato nella sua vecchia scuola. Negli stessi giorni in cui a Verona un professore 67enne veniva convocato per firmare l’assunzione proprio sulla soglia della pensione. Oggi lei è un Itp, uno dei tanti misteriosi acronimi della scuola italiana.
«Sta per “insegnante tecnico-pratico”: in altre parole sono un docente diplomato di laboratorio. Affianco gli insegnanti di topografia, progettazione, costruzioni e impianti e geopedologia».

Geopedologia. E cos’è, una branca della geologia? 
«Per geopedologia si intende in generale lo studio della Terra. Per ciascuna di queste materie c’è un docente laureato. Io sono presente solo nelle ore di laboratorio», risponde Gaia con la pazienza di un vecchio professore. Più indecisa, quasi imbarazzata appare quando le si sottopone un piccolo questionario di Proust.

Il suo libro preferito? 
«Non saprei, non sono una grande lettrice».

Una canzone, un cantante? 
«Nessuno in particolare, basta che siano italiani: voglio capire quello che ascolto». Però le piace Londra, adora le penne agli scampi e si dichiara una fan di Un medico in famiglia.

Com’è stato ricevere il primo stipendio? 
«Non mi è ancora arrivato, ma mi sono informata e mi sembra assolutamente dignitoso, almeno per una ragazza di 21 anni».

Molti suoi colleghi più anziani non la pensano come lei…
«Io vivo con i miei, a me sta bene».

Ora che è stata assunta non pensa di andare a vivere da sola? 
«Da sola io? Mai. Io sto bene come sto. Ho un fidanzato da 5 anni. Quando uscirò di casa sarà per mettere su famiglia e allora il mio stipendio e quello di mio marito penso che ci basteranno».

Anche il suo fidanzato lavora? 
«Sì, si chiama Matteo, ha 25 anni e ha una sua agenzia immobiliare».

E lui vive da solo? 
«No, anche lui con i suoi».

Avrebbe voluto fare qualcos’altro da grande? 
«Quello che faccio mi piace, molto. Magari in futuro non mi dispiacerebbe riprendere l’università per passare dal ruolo di docente di laboratorio a docente laureata. Ma prima dovrei rifare il concorso. E vincerlo di nuovo. Chissà».

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