Fine del taglio dell'IVA su prodotti per infanzia e tampontax, di torna al 10%
La Legge di Bilancio 2024 riporta l’IVA sui prodotti per l’infanzia al 10%, cancellando il precedente taglio al 5%. La decisione, annunciata dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è motivata dall’assorbimento del taglio da parte di un aumento dei prezzi. Mentre il governo sostiene che l’esperimento non è stato efficace, le associazioni dei consumatori contestano la mossa.
Nel corso del 2023, l’IVA sui prodotti per l’infanzia e la “tampon tax” è stata ridotta al 5%. Tuttavia, la Presidente del Consiglio aveva chiarito che questa era una misura temporanea, potenzialmente rinnovabile. Con la Legge di Bilancio 2024, questa misura non ha ottenuto conferma.
La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato: “Non confermiamo il taglio dell’IVA sui prodotti per la prima infanzia perché purtroppo è stato nella stragrande maggioranza dei casi assorbito da aumenti di prezzo e quindi non penso che valga la pena di rinnovare questa misura.”
Le associazioni dei consumatori protestano contro questa decisione. Anna Rea, Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori (Adoc), critica il governo, sostenendo che l’assenza di riduzioni di prezzo è dovuta a speculazioni e mancanza di controllo sui prezzi.
Un’indagine di Altroconsumo nel marzo 2023 aveva già dimostrato che la riduzione dell’IVA non portava sempre a prezzi più bassi. Ad esempio, nel caso dei seggiolini auto, la riduzione era risultata inferiore alle aspettative.
L’annullamento del taglio dell’IVA solleva preoccupazioni sull’eventuale aumento dei prezzi dei prodotti essenziali per l’infanzia. La domanda è se il ripristino dell’IVA al valore precedente comporterà un aumento dei prezzi che potrebbe non essere bilanciato dalla tassa più elevata. La Presidente dell’Adoc avverte che il governo ha un “talento straordinario nel rimangiarsi le promesse.”
La modifica nella politica fiscale sull’IVA dei prodotti per l’infanzia crea incertezza tra i consumatori, che potrebbero dover affrontare costi più elevati per beni essenziali. La situazione solleva dubbi sulla coerenza delle politiche governative e sulle reali implicazioni finanziarie per le famiglie.
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