Fenk Muhammed, Miss Kurdistan e guerrigliera per la terra di nessuno

Fenk Muhammed, Miss Kurdistan e guerrigliera per la terra di nessuno

7 Luglio 2014 - di Claudia Montanari

ERBIL – Bella, giovane e determinata. Fenk Muhammed è una Miss, ma non una Miss qualunque. Nel 2013 è stata infatti eletta Miss Kurdistan. Fink appartiene a quella terra considerata da sempre di tutti e di nessuno. L’obiettivo principale, per Fenk, è quello di continuare la sua battaglia per ottenere prima o poi l’indipendenza del Kurdistan e rendere la sua terra libera ed indipendente.

E Fenk ci crede davvero. È andata anche a sostenere i Peshmerga, ovvero i combattenti curdi. Perchè, spiega, è quello che dovrebbero fare tutti i cittadini curdi. Intervistata da Cristiano Tinazzi per il Messaggero, la Miss si racconta. E spiega perché la sua missione è più politica che sociale.

“Hai vissuto e ti sei Laureata all’estero. Perchè hai deciso di tornare in Kurdistan?
«La vita qui mi piace molto, la amo, anche se siamo in un paese in cui c’e la guerra, noi qui non ci preoccupiamo. Abbiamo i peshmerga che ci proteggono. Grazie a Dio ci sono loro che ci difendono Giorno e notte».

Per questo sei Andata a sostenerli al Fronte? 
«Sono andata dai soldati al fronte perché è quello che tutti noi dovremmo fare come cittadini curdi. Il Kurdistan è il mio paese, le mie radici, quelle della mia famiglia e dei miei antenati. Sotto Saddam la vita per noi era dura, abbiamo sofferto, ma anche se eravamo sotto il controllo del regime abbiamo sempre lottato per guadagnarci la libertà. Voglio realmente aiutare i peshmerga, vengo da una Famiglia di combattenti. Ho perso mio padre in guerra, mio fratello, i miei cugini e mio zio. Adesso voglio continuare a portare avanti, in maniera pacifica, quello che mio padre ha Fatto per questo Paese ».

Come mai hai deciso di partecipare alle selezioni di Miss Kurdistan?
«All’inizio quando sono tornata dopo la laurea, era la seconda volta che facevano questa manifestazione. Ho Visto Che aveva riscosso un grande Successo e ho deciso così di partecipare. Era un piccolo sogno che avevo e ho detto “beh, facciamolo diventare realtà!”. In questo anno passato nel ruolo di “Miss” ho cercato di sfruttare la mia visibilità per portare l’attenzione sul problema dei profughi siriani e nello specifico dei bambini. Ho partecipato a diversi progetti dedicati un farli continuare nello studio fornendo loro materiale scolastico; poi per Natale ho organizzato una grande festa per loro, con musica, cibo e regali. Lo so che non è molto, ma ho voluto, almeno per un giorno, farli sentire lontani dalla loro condizione di rifugiati e dalla noia dei campi. Mi sono occupata also di orfani e per la giornata internazionale del bambino ho fatto stampare un opuscolo per insegnare ai più piccoli il rispetto per gli animali».

Insomma, sei una donna impegnata nel sociale, non solo un simbolo:
«Certo, tutti i curdi sono coinvolti in questioni politiche e sociali, qui non è come in Europa. Ma credo sia una cosa buona dedicarsi agli altri »

E le donne?
«Non posso parlare di tutto l’Iraq ovviamente, ma posso parlare della situazione delle donne qui in Kurdistan che è  buona: siamo libere, abbiamo tante opportunità per diventare quello che vogliamo. Questo è un Paese che ha una Miss ora, un fatto che fino a pochi anni fa era impossibile. Oggi le donne possono fare quello che vogliono, anche diventare Presidente della Repubblica. Alle donne del Kurdistan dico: fate diventare i vostri sogni realtà!»

In Iraq la coesistenza religiosa oggi è un problema…
«Noi qui non facciamo differenze tra cristiani, sunniti o sciiti. Lasciamo la libertà a chiunque di professare la propria della religione nel rispetto reciproco. Io, ad esempio, sono musulmana ma vivo con mia Sorella qui ad Ankawa, nel quartiere cristiano di Erbil. Non sento nessuna differenza di tra me e loro. So che nel resto dell’Iraq è diverso ma da noi no. Non porto il velo e mantengo comunque la mia identità».

Progetti per il futuro? 
«Vorrei avere un mio programma televisivo. Magari per spiegare il Kurdistan agli altri Paesi e far conoscere al mondo al Kurdistan. Dobbiamo aprirci alle altre culture, non solo per gli investimenti».

E il tuo più grande sogno qual è?
«L’Indipendenza. E so che si realizzerà».

Foto: Facebook