Fecondazione eterologa, storia della "paziente numero 5". Paure e dubbi

Fecondazione eterologa, storia della “paziente numero 5”. Paure e dubbi

28 Agosto 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – Fecondazione eterologa, il 10 aprile 2014 la Cassazione ha sentenziato: non è non è più vietato ricevere gli spermatozoi o gli ovociti di una terza persona. Scatta così il via libera e molte donne si mettono immediatamente in lista di attesa. Tra queste, anche la “paziente numero 5” che, se tutto va bene, già dal prossimo settembre potrà sottoporsi all’impianto dell’ovocita fecondato. Per mano di Vera Schiavizzi, Repubblica mette in luce un vero e proprio “diario” di quella paziente, la numero 5, che alla soglia dei 50 anni presto potrebbe coronare il suo sogno di diventare madre grazie a quella sentenza del 10 aprile scorso che, a lei e a tante altre donne, ha letteralmente cambiato la vita. Scrive Vera Schiavizzi:
“Ecco il racconto di questo viaggio avventuroso, un viaggio sul quale in molti parlano, straparlano e litigano, ma che solo i pazienti e i loro medici conoscono davvero
10 aprile: La Corte Costituzionale dice che non è più vietato ricevere gli spermatozoi o gli ovociti di una terza persona. Possono farlo tutte le coppie eterosessuali. Dopo il primo tg, telefonata al ginecologo: “È vero? Possiamo?”. La risposta è una doccia fredda: “Calma, signora. Non sappiamo ancora nulla, bisogna aspettare”.
Solo il 10 giugno scorso arrivano le motivazioni della sentenza, e le risposte (positive) cominciano ad essere snocciolate:
““Non c’è vuoto legislativo, in teoria si può fare. Si metta in lista a Bologna, e magari anche a Catania e a Milano. Non abbiamo molto tempo…”. Telefonata a Tecnobios, la persona dall’altra parte è gentile e discreta, ma è la paziente a voler chiarire di che cosa si tratta: “Ho due figli grandi, un nuovo compagno, vorrei tentare con l’eterologa”. L’appuntamento viene fissato in fretta”
Il 25 giungo la corsa, da Torino a Bologna, e i moniti e gli avvisi del ginecologo:
“Alle 15 c’è la visita, il momento della verità. Il dottor Luca Borini fa un’anamnesi accurata, vuole essere sicuro che non ci siano problemi di salute, cardiopatie, ipertensione, diabete. Poi arrivano gli avvisi: “Parlo a tutti e due perché se la signora dovesse stare male o se l’eventuale bambino nascesse prematuro le conseguenze ricadrebbero su entrambi. Voglio essere chiaro: con l’eterologa, ricevendo l’ovocita di una donna giovane e fecondandolo con i suoi spermatozoi, le vostre possibilità crescono molto, possono arrivare al 40 per cento. Ma non è sicuro che la gravidanza ci sarà. E se anche ci fosse, non sarà una passeggiata: all’età della signora le possibilità di una gestosi e di un parto prematuro sono quasi una su due, e comunque tutto l’organismo fatica ad adattarsi. Il fatto che abbia già figli è una buona premessa, ma non basta”.
Un parto prematuro, d’accordo, ma quanto? “Non lo sappiamo. Nessuno lo può dire”. Possiamo sapere qualcosa sulla donatrice? “No. Saremo noi a scegliere tra le pazienti che nello stesso momento si faranno prelevare gli ovociti per tentare un altro tipo di fecondazione. Possiamo solo garantirvi che sarà una donna giovane, non oltre i 35 anni, e che la sceglieremo tra quelle con il gruppo sanguigno compatibile e un aspetto fisico non troppo lontano dal vostro”.
L’ecografia è già fatta, restano una mammografia, un pap test, l’elettrocardiogramma sotto sforzo e gli esami del sangue. “Pensateci, e se decidete per il sì spediteci gli esiti””
È il 9 luglio quando arriva la risposta definitiva: gli esami sono buoni, la fecondazione può essere effettuata. Domande, perplessità e dubbi cominciano a nascere:
“Se nascerà un bambino, siamo obbligati a dirgli che da qualche parte esiste una mamma biologica diversa? E se sì, lui o lei potranno conoscerla? “No. Non serve a nulla, in nessun caso. Noi conserveremo sempre l’anonimato dei donatori. E vi consigliamo di dire la verità al bambino, ma è una decisione che spetta solo a voi”. Gli estrogeni potrebbero essere dannosi? “No, sono solo una piccola parte degli ormoni che la gravidanza porterebbe comunque con sé”.
Quando sapremo se ci sono gli ovociti “giusti” per noi? “Vi preavviseremo qualche giorno prima, visto che abitate in un’altra città. Ma la certezza l’avrete solo all’ultimo, quando la donatrice avrà fatto il pick up e noi potremmo vedere quante uova ci sono e se sono mature. A quel punto restano quattro ore per fecondarle. Se andrà bene, ne avremo a disposizione circa tre, e dopo cinque giorni potremmo ritrovarci con un embrione o due e scegliere il migliore da trasferire alla signora. Di lì in poi, non possiamo fare previsioni, vi seguirà il vostro ginecologo di fiducia”. Il transfer sarà doloroso? “No, niente anestesia, solo un piccolissimo catetere per piazzare le uova fecondate nell’utero”.
Poi, la domanda che quasi dispiace ma non si può non fare: quanto costa? “Per adesso, meno di una fecondazione omologa: circa 2.500 euro per un ciclo, perché i trattamenti sono di meno. Presto speriamo di poter rimborsare le donatrici, potrebbe trattarsi di circa 900 euro per coprire una parte delle spese e le assenze dal lavoro. Ma, credetemi, nessuna donna si metterebbe a farlo per guadagnare”. E se la gravidanza non arriva? “Ci potete riprovare, ma senza andare troppo oltre le soglie di età indicate in quasi tutta Europa come limite ultimo. Se avremo due embrioni, ne conserveremo uno e si potrà tentare quasi subito. Altrimenti, tornerete al fondo della lista. Per questo vi consiglio di iscrivervi in più centri, e magari anche all’estero”. Dove? “Non vogliamo dare questo genere di consigli, ma ci sono Paesi come l’Ucraina e alcuni Stati americani dove l’età non viene considerata un vincolo assoluto, anche se i costi salgono”.
Nel viaggio di ritorno, si scherza: “Vorrei avere davanti quella signora che al telegiornale ha detto che non c’è fretta, che è meglio che i centri stiano fermi in attesa della legge…”. E si mettono le mani avanti anche sul matrimonio che non c’è: “Guarda che se poi ti stufi non puoi dire che il figlio non è tuo, la legge lo vieta”.
È il 27 agosto, manca poco al giorno tanto atteso:
“Il centro Tecnobios è ancora chiuso per le vacanze, riaprirà il 1° settembre. Ma il dottor Borini risponde lo stesso al telefono: “Signora, stia tranquilla. È tra le prime, penso che la chiameremo già tra dieci giorni perché possa organizzarsi col suo compagno. Ha cominciato con gli estrogeni? Bene. A presto”. Adesso sembra vero, quasi dietro l’angolo. E nessuno ha giudicato nessun altro, nessuno ha indagato sul perché una donna cinquantenne vuole diventare madre per la terza volta, su quanto buoni saranno questi possibili candidati-genitori, su che cosa accadrà quando qualcuno potrebbe scambiare il papà con il nonno. “Lo potete sapere solo voi”, ha ripetuto tante volte, con pazienza, Borini. Per poi finire con una battuta che ha fatto ridere tutti: “Sapere chi è la donatrice è inutile. Vi avviso però: nessuna sarà mai bella come la signora, e dite ai nonni di non cercare somiglianze…””

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