Essere donna costa 1.200 € in più all’anno: è la “gender tax”

Essere donna costa 1.200 € in più all’anno: è la “gender tax”

25 Gennaio 2016 - di Mari

ROMA – Essere donna costa 1.200 euro in più all’anno. E non stiamo parlando di soldi spesi in scarpe, borse, creme e profumi (in quel caso, altro che 1.200 euro in più…). Ma semplicemente ci riferiamo agli stessi prodotti usati da uomini e donne, come deodoranti, rasoi e persino giocattoli per bambini: la versione femminile, anche se di base uguale ma semplicemente “abbellita” da un colore rosa o da qualche strass, costa in media il 20% in più della versione maschile.

A scoprire lo scandalo “tassa di genere”, spiega Vittorio Sabadin sul quotidiano La Stampa, è stato il Dipartimento dei Consumatori di New York, che ha esaminato 800 prodotti uguali e ha scoperto che nella maggior parte dei casi quelli destinati alle consumatrici. Racconta Sabadin su La Stampa:

“Da Tesco i rasoi per la depilazione delle gambe non differivano da quelli venduti ai maschi per la barba, ma costavano quasi il doppio. Da Boots, 100 millilitri di fragranza Chanel Allure costavano 30 sterline alle donne e solo 23,5 agli uomini. E persino le penne Bic «for her» erano vendute a 2,99 contro 1,98 delle penne normali”.

Se il Washington Post ha quantificato la differenza di spesa in 1.400 dollari (1.200 euro), Forbes ha scoperto che persino portare in lavanderia una camicia ‘button down’ ha un costo diverso per uomini e donne. Le seconde, ovviamente, spendono di più.

Scrive sempre Sabadin:

“I prezzi più alti sono applicati al genere femminile fin dall’infanzia. Due monopattini esattamente uguali nella forma, nel peso e nelle caratteristiche, ma diversi nel colore, costano da Radio Flyers 24,99 dollari nella versione maschile e 49,99 in quella per le bambine. Persino la Pirate Ship di Playmobil costa solo 24,99 dollari, contro i 37,99 della Fairy Queen Ship, la sua versione femminile. Si è scoperto anche che le donne sono discriminate pure nelle tasse sull’importazione delle merci in America. Un paio di sneakers maschili è tassato all’8 per cento, quelle femminili al 10″.

Ma non finisce qui:

“I campi nei quali le donne sono più tartassate rispetto agli uomini sono quelli dei mutui e delle assicurazioni, della lavanderia, del parrucchiere, dei deodoranti, delle automobili e dei vestiti. Le assicurazioni sulla salute costano di più alle femmine (un miliardo in totale ogni anno negli Stati Uniti) perché vivono più a lungo, e un esperimento ha dimostrato che i concessionari di auto propongono prezzi più alti alle donne perché si presume che non siano in grado di valutare il valore di una vettura. Dal parrucchiere, le donne spendono per un semplice taglio il doppio degli uomini, anche se il tempo impiegato è lo stesso. E t-shirt e maglioni – da Abercrombie a H&M – che spesso differiscono solo nel colore hanno prezzi nella versione femminile superiori del 7- 10%.

Così c’è chi è corso ai ripari:

“La California e la Contea di Miami-Dade in Florida hanno approvato leggi che vietano prezzi diversi per prodotti uguali che differiscono magari solo nella confezione o in particolari del tutto marginali. E alle donne si consiglia di reagire alla tassa di genere nel modo più semplice ed efficace, acquistando per sé i prodotti maschili venduti a prezzo inferiore, soprattutto quelli per la cura del corpo. Nel segreto della stanza da bagno, una crema da barba e un rasoio maschili vanno benissimo anche per depilare le gambe, lo shampoo da uomo pulisce anche i capelli femminili e persino deodoranti e creme per il corpo funzionano su ogni genere di pelle”.

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