Donne e pensione: ecco cosa cambia con la riforma

Donne e pensione: ecco cosa cambia con la riforma

7 Gennaio 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – Riforme, donne e pensioni: cosa cambia dal 1 Gennaio 2014?

La pensione per le donne è sempre più lontana. Dal 1 Gennaio 2014 l’età pensionabile delle donne che lavorano nel settore privato sale a 63 anni e 9 mesi. Le lavoratrici autonime dovranno calcolare ancora 1 un anno in più. Nel 2013 la soglia per ritirarsi dal lavoro era nel settore privato di 62 anni e tre mesi.

Domenico Comegna analizza sul Corriere della Sera la situazione, pubblicando uno schema riassuntivo in merito all’età pensionabile delle donne:

“L’innalzamento del limite di età di vecchiaia è iniziato nel 1993 con la riforma Amato che ha portato la soglia anagrafica, sebbene gradualmente, da 55 a 60 anni. A partire dal 2012 è cambiato tutto. La legge Monti-Fornero ha infatti dato un deciso colpo di acceleratore alla equiparazione con gli uomini, già peraltro decisa dal precedente governo Berlusconi, che nell’estate 2011 aveva previsto un percorso che doveva iniziare nel 2014 per raggiungere il traguardo nel 2026. Ma non è stato così. Dal 1° gennaio 2012, infatti, l’età delle donne è salita di colpo a 62 anni – soglia alla quale già nel 2013 sono stati aggiunti 3 mesi (per via dell’adeguamento alle cosiddette speranze di vita) – e sarà ulteriormente elevata a 63 anni e 9 mesi nel 2014. Per le lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette) lo scalone del 2012 è stato di 3 anni e 6 mesi (l’età da 60 a 63 anni e mezzo). Limite che nel 2014 salirà a 64 e 9 mesi nel 2014”

Anticipare è diventato più difficile:

“Se fino al 1995 per il pensionamento anticipato bastava raggiungere i 35 anni di contributi indipendentemente dall’età, ora ne occorrono più di 42, e per non incorrere nella riduzione dell’assegno finale bisogna anche avere compiuto almeno 62 anni di età. Prima della riforma Fornero il trattamento di anzianità, per chi non raggiungeva un minimo di 40 anni di contributi, si poteva ottenere combinando la famosa “quota 96”, con età di almeno 60 anni (quota 97 e almeno a 61 anni per gli autonomi). La quota avrebbe dovuto assestarsi definitivamente a “97” (con almeno 61 anni di età) dal 2013. Ma la riforma ha cambiato le carte in tavola pretendendo, già dal 2012, più di 42 anni (un anno in meno per le donne). Per cui, nel 2012 erano richiesti 42 e 1 mese, nel 2013, quando è scattato l’adeguamento alla speranza di vita, bisognava avere 42 anni e 5 mesi 2013 (41 anni e 5 mesi per le donne). Limite che viene elevato di un altro mese nel 2014: 42 anni e mezzo gli uomini e 41 e 6 mesi le donne). Qualora la si chiede prima di aver compiuto i 62 anni, l’assegno viene corrisposto, per la quota retributiva (per l’anzianità maturata sino al 2011), con una riduzione pari all’1% per ogni anno di anticipo; percentuale che sale al 2%, per ogni anno di anticipo che supera i 2”

Gli aumenti del 2014:

“Il dato da cui partire è l’andamento dell’indice Istat per le famiglie di operai e impiegati, leggermente differente da quello generale. Ovviamente non è ancora noto il suo andamento per tutto il 2013, ma la legge prevede che questo sia stimato sulla base dei primi nove mesi dell’anno: l’incremento dei prezzi si proietterebbe dunque all’1,2% .. Tradotto in cifre, l’aumento di gennaio 2014, dopo il ripristino «rivisitato» del meccanismo, è stato sarà così articolato:
– più 1,2% (100% dell’indice Istat) sulle pensioni d’importo mensile sino a 3 volte il minimo di dicembre 2013 (fino a 1.487 euro);
– più 1,08% (95% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 3 e 4 volte il minimo (da 1.487 a 1.982 euro);
– più 0,90% (75% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 4 e 5 volte il minimo (da 1.982 a 2.478 euro);
– più 0,60% (50% dell’indice) per quelle d’importo mensile compreso tra 5 e 6 volte (da 2.478 a 2.973 euro).
Poi, a partire da 6 volte il minimo (2.973 euro al mese) scatta un altro tipo di decurtazione: l’incremento è limitato al 40%, (ossia un aumento dello 0,48%, il 40% appunto di 1,2), ma si applica solo alla quota di pensione che non supera questa soglia. Di fatto, l’aumento viene cristallizzato a poco meno di 15 euro”