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Ragazze britanniche aspiranti jihadiste: in 200 le guerriere occidentali

LONDRA – Se ne contano almeno 200, un vero e proprio piccolo esercito di ragazze occidentali aspiranti jihadiste. Solo in Gran Bretagna sono almeno 21 le ragazze che hanno abbracciato la lotta armata in Siria, ma vengono da tutto l’Occidente. Melanie Smith, ricercatrice del King’s College che segue sui social network le tracce delle 21 ragazze britanniche aspiranti jihadiste, ha parlato al Guardian svelando scenari agghiaccianti. Si legge sul Corriere della Sera:

“«Venite con un paio di stivali per l’inverno, le vaccinazioni fatte e la voglia di sposarvi: vivere qui senza un uomo è difficile». Questi sono i consigli che Aqsa Mahmood, 20 anni, ex studentessa radiologa di Glasgow, dà alle aspiranti jihadiste che le chiedono dritte su Internet su come emigrare dalla Gran Bretagna nella terra del Califfato

L’esercito delle aspiranti jihadiste viene da tutto l’occidente:

“Le francesi viaggiano in gruppo, le britanniche da sole. «L’età delle nuove reclute si sta abbassando: 19-20 anni la media». Le ultime arrivate sono meno radicali delle veterane sul piano religioso: «Partono per avventura, come i ragazzi», sostiene Smith. O con l’idea di combattere per una società nuova, «per difendere l’Islam dall’attacco dell’Occidente». Eppure una volta arrivate a Raqqa, la capitale del cosiddetto Stato Islamico proclamato da Abu Bakr Al Baghdadi, le aspiranti guerrigliere si trovano a vivere nelle retrovie. Stanno in casa, escono soltanto accompagnate da un uomo, frequentano le lezioni nelle moschee, postano commenti in Rete e foto che le ritraggono in pose belligeranti. Eppure è improbabile, secondo i ricercatori, che le donne abbiano un ruolo significativo nelle operazioni militari o partecipino alle esecuzioni dei prigionieri (come qualcuna ha millantato)”

Tuttavia, una formazione femminile c’è e si chiama la brigata al Khansaa. Sono circa 60 e sono agenti velate, tutte donne, che hanno il compito di:

Individuare le donne da punire per il loro comportamento «contrario all’Islam». Secondo le ricercatrici del King’s College sono almeno sette le britanniche che militano nella «brigata buon costume», tre in posizioni di comando. La figura chiave sarebbe Aqsa Mahmood, l’ex studentessa modello che su Twitter esorta le amiche a organizzare attacchi: «Se non potete venire sul campo di battaglia, fate il campo di battaglia a casa». Tra le «pupille» di Aqsa ci sarebbero le due gemelle sedicenni Zahra e Salma Halane, fuggite da Manchester due mesi fa per diventare spose di terroristi dell’Isis. Zahra ha twittato recentemente immagini della sua nuova vita nella terra del Califfato. Una foto la mostra coperta di nero, con un kalashnikov a tracolla”

Il vero ruolo delle donne:

“È più probabile che le sue armi quotidiane siano scope, spugnette e computer: il Califfo Al Baghdadi ha incoraggiato l’arrivo di donne dall’estero per sottolineare «la novità» dello Stato Islamico, con un territorio e un governo. In questo immaginario le donne sono un elemento cruciale (con un ruolo secondario). Le adepte britanniche, oltre che occuparsi di casa e figli, gestiscono buona parte delle comunicazioni e della propaganda via Internet. Curano l’iconografia da videogame, la giustapposizione di brutalità e tenerezza, decapitazioni e gattini che giocano con i kalashnikov, panini con la Nutella e coltelli, sofisticata strategia di «pulizia e riposizionamento del marchio» in chiave social. Malgrado la frustrazione per la condizione subalterna, poche donne credono possibile tornare indietro. Sally Jones, alias Sakinah Hussain, 45 anni, ex venditrice di profumi arrivata in Siria dal Kent con il figlio Jojo di 10, in uno scambio di email con il Sunday Times ha detto che in Gran Bretagna la metterebbero in carcere e butterebbero la chiave. Sally è partita per seguire Junaid Hussain, 20 anni, con cui aveva allacciato una relazione su Internet. Amori, ideali, avventura: questi erano i sogni delle donne della Brigata al Khansaa”

Claudia Montanari

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