Ischia inchino

Sbagliando (non) si impara: Ischia rivuole “inchino”

7 Maggio 2012 - di Claudia Montanari

ROMA – Ischia rivuole il suo “inchino”. Questo l’appello degli isolani al presidente del Consiglio Mario Monti. La tragedia della Concordia di Costa Crociere all’isola del Giglio non spaventa Ermando Mennella, presidente di Federalberghi Ischia, e Marco Bottiglieri, presidente dell’Ascom Confcommercio dell’isola.  Il rischio di una manovra errata e del disastro dietro al comando dell’eventuale comandante Schettino di turno non spaventa i commercianti dell’isola, che anzi contano sull’inchino per dare nuova vita al turismo.

Mennella e Bottiglieri hanno spiegato: “Da alcuni anni l’isola d’Ischia si sta affermando nel mercato crocieristico alla stregua di altre località nazionali ed internazionali, tale attività consente in parte di recuperare la costante diminuzione dei flussi turistici, esercitando una sorta di reciproca propaganda sia per le compagnie di navigazione, sia per la nostra localita’. Nel solo 2011 sono sbarcati ad Ischia 7500 croceristi”.

L’emanazione, dopo la tragedia dell’isola del Giglio, del decreto contenente disposizioni per limitare o vietare il transito delle navi mercantili per la protezione di aree sensibili nel mare territoriale ”vanifica di fatto tutti gli sforzi operati per rendere appetibile la visita e la sosta per il nostro territorio, troncando completamente tutte le condizioni di lavoro create, comportando la cancellazione di tutti gli accosti programmati per l’anno 2012 e lasciando nel piu’ assoluto sconcerto aziende e lavoratori impegnati in tale attivita”, sottolineano.

“Altro aspetto non secondario – proseguono i presidenti di Federalberghi e dell’Ascom di Ischia – è l’impossibilità per le navi da diporto di attraccare nei porti turistici di Ischia Porto, Casamicciola Terme e Lacco Ameno o di sostare in rada presso le nostre insenature. Le giuste determinazioni che il Governo ha assunto, dopo i tragici fatti dell’isola del Giglio, non possono né debbono cancellare lo svolgimento di quelle attività legate alla fruizione delle coste e del patrimonio marino. Le norme emanate tagliano inesorabilmente le attività citate con danno irreparabile per le imprese che lavorano in questi settori e con inevitabili riduzioni dell’occupazione”.