vacanze estive italiane

Crisi: sempre meno italiani vanno in vacanza

15 Giugno 2012 - di Claudia Montanari

ROMA – Tutti al mare? Non in questi anni di crisi, a quanto pare. Uno studio condotto da Confesercenti-Swg ha dimostrato che dal 2010 al 2012, anni di maggiore crisi, vi è stato un calo dei vacanzieri del 13% passando dal 79% al 66%. Per essere più chiari, sono 33,3 milioni quest’anno coloro che andranno nei luoghi di villeggiatura ma erano 39 milioni appena due anni fa. La durata media della pausa estiva sarà di 12 giorni, per una spesa di 906 euro.

Secondo lo studio a influire sulle scelte delle ferie estive dominano il fattore reddito disponibile (quest’anno al 39%), la preoccupazione per la situazione economica (22%), le tasse (10%).

”In questa situazione di crisi sarebbe davvero suicida pensare ad aumenti Iva o ad altri balzelli fiscali – sottolinea il presidente Confesercenti Marco Venturi – con il bel risultato di affossare il turismo italiano che invece necessita di promozione ed incentivi per poter essere quella grande risorsa per la ripresa economica”. Un’operazione crescita senza il turismo infatti ”è un non-senso: chiediamo al Governo una sede di confronto rapida per definire una vera politica di rilancio del settore”.

La durata delle vacanze, secondo lo studio Confesercenti, rimarrà stabile rispetto ai due anni precedenti assestandosi sui 12 giorni medi. Il 35% non supera il muro delle due settimane (con il 18% che si limita ad una permanenza fuori casa di una settimana) mentre solo il 26% si orienta su vacanze più lunghe, in particolare i residenti nelle regioni del Nord-Ovest ed i pensionati che però sono particolarmente attenti a scegliere mete, pernottamenti e periodi compatibili con le loro risorse.

Quanto al bugdet sale leggermente rispetto al 2011 con 906 euro contro 823 dell’anno precedente. Ovvero la spesa complessiva sarà di 30 miliardi. Cifre entrambe inferiori però rispetto ai 1.022 euro del 2010 e comunque sotto i mille euro. E si sente in particolare il peso del caro-carburanti (visto che comunque il mezzo preferito per fuggire dalle città resta l’auto cui si affida il 64% mentre appaiono in leggero calo aerei e navi). Si profila, invece, un bugdet decisamente ridotto per i giovanissimi (attorno ai 500 euro). Tra i vacanzieri, 7 italiani su 10 resteranno in Italia, mentre uno su cinque non si muoverà dalla propria regione. Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Calabria e le isole riscuotono i maggiori successi. L’indicazione dell’Emilia-Romagna suona di auspicio per un ritorno alla normalita’ nel piu’ breve tempo possibile, ma è anche un segnale alle Istituzioni perchè sostengano le attività economiche e turistiche di quelle zone. Il mese leader è più che mai agosto nel quale si concentra ben il 55% dei vacanzieri (il 53% nel 2010, il 52% nel 2011), mentre un 36% resta fedele come negli scorsi anni a luglio ed un 19%, dato leggermente superiore al 2011 e 2010, vira decisamente su settembre. La concentrazione delle ferie provoca una netta flessione delle vacanze fuori stagione che con il 36% calano del 5% rispetto al 2011. Agosto sugli scudi dunque e soprattutto agosto al mare che resta l’approdo di gran lunga preferito: anzi quest’anno con il 53% di preferenze ed un balzo di 5 punti rispetto al 2011 e di 4 punti sul 2010 inverte una tendenza al declino che procedeva dal 2009.

Nella scelta delle vacanze gli italiani si rivelano per nulla abitudinari: ben il 60% ama cambiare ogni volta la località per staccare dagli impegni familiari e di lavoro. Ma chi decide dove andare? Prevale la collegialità: per il 46% in famiglia si decide con un compromesso. Ma c’è anche una agguerrita pattuglia di decisionisti, il 12%, che non ammette intrusioni, mentre un altro 15% preferisce concordare la vacanza con gli amici. Infine un 9% ritiene opportuno decidere in base alle esigenze dei figli. Le vacanze in tempo di crisi assumono anche un altro connotato: il ‘fai-da-te’ che emerge sia prima della partenza, con il 45% che prenota il viaggio da solo (era il 43% nel 2010), sia durante la vacanza con il 32% che sceglie i fornelli della cucina o il barbecue (era il 26% nel 2010 e addirittura solo il 19% l’anno scorso). Anche se il sedersi al tavolo del ristorante o di una pizzerie continua a sedurre il 47% dei vacanzieri (sia pure in calo rispetto al 54% del 2011). E che si punti a risparmiare non si nota solo dalla borsa della spesa, sempre più frequentemente fra le mani delle famiglie in vacanza, ma anche da altre scelte: cresce di 10 punti ad esempio la preferenza per alberghi a due stelle (dal 6 al 16%) mentre in assoluto prevale l’orientamento verso le 3 stelle che pero’ scontano una flessione (dal 66% del 2010 al 59% di quest’anno). Intanto calo nei villaggi turistici mentre le presenze nei campeggi si attesta al 7% ma, a fronte di una sostanziale stabilita’ dei prezzi per il soggiorno nei campeggi e nei villaggi turistici, si assiste ad una contrazione della durata media del soggiorno e sul incoming si registrano cancellazioni dai principali mercati generatori di domanda verso l’Italia (Francia, Germania, Svizzera e Austria).

 

Fonte: Adnkronos