Claudia, stilista trans, costretta a prostituirsi: "Nessuno mi da lavoro"

Claudia, stilista trans, costretta a prostituirsi: “Nessuno mi da lavoro”

14 Ottobre 2014 - di Claudia Montanari

BARI – Claudia è stilista e sarta, è giovane, un bel fisico prosperoso. Ed è una trans. Le sue creazioni, a vederle, sono meravigliose. Ma lei a Bari -città in cui è nata- la sarta non la può fare perché, dice, “Chi darebbe lavoro ad una trans a Bari?”. Per questo Claudia è finita sulla strada,Questa, in fondo, è la maniera più veloce per far soldi”.

È una storia toccante quella che ci viene raccontata da Valentino Sgaramella per la  Gazzetta del Mezzogiorno. Una storia che mette in luce ipocrisie e perbenismi tutti italiani.

Claudia appare intelligente ed evoluta, tuttavia la sua natura rappresenta ancora un limite per la società. Come ha scoperto di essere una donna, Claudia, non lo sa dire. “È innato”, dice. Lo sai e basta. Una realtà molto più comune di quel che si pensi ma che in Italia non è ancora accettata totalmente:

“Non riesci a relazionarti con gli altri maschi perché hai altri gusti. Io volevo stare con le ragazzine e avevo l’odio per il pallone. Ma vivevo tutto di nascosto. A Bari non puoi dire nulla né far capire nulla perché basta un niente e comincia la gogna, quante ne ho subite!”

Claudia viene intervistata e racconta la sua vita, fatta di alti e bassi, di amori e odi:

“Claudia ha un bel seno e labbra tonde. Al Policlinico si è sottoposta a una terapia a base di ormoni estrogeni che le hanno conferito la sinuosità del corpo. «Anzitutto – dice – mi hanno fatto una terapia psicologica. È un lavoro difficile ma fatto bene, verificano quale sia la tua indole ossia se sei solo gay ma con il desiderio di vestirti da donna». Claudia è una stilista, sarta professionale. «Ho lavorato negli atelier ed in aziende che producono abiti da sposa. A Putignano, in una di queste, fui licenziata».

Per quale motivo?
«Un conto è che ti assumono da maschio. Ti accettano come gay, per paradosso, ma non come trans».

Perché?
«Abbiamo un aspetto un po’ amplificato della donna. Diamo nell’occhio, è vero. C’è l’idea che siamo trasgressive e tutto questo non viene accettato. Lo fanno con le donne normali figurarsi con noi trans…». Ma la verità è anche un’altra, anche sul posto di lavoro. «Gli uomini pensano che con una trans sia più facile che con una donna, che sia, come dire… dovuto».

Insomma, Claudia viene licenziata una prima volta. A 25 anni lascia Bari e si trasferisce in Veneto dove trova lavoro in una boutique. «Lì non fanno discriminazioni. Trovai un compagno e comprai ai un appartamento». Il problema è che la sua titolare in Veneto la chiamava col nome da uomo perché sul documento d’identità lo Stato non riconosce i trans. Poi, la crisi. Viene licenziata ma deve finire di pagare il mutuo della casa. Così è tornata a Bari. E sulla strada è finita per necessità.

«Chi darebbe lavoro ad una trans a Bari? Questa, in fondo, è la maniera più veloce per far soldi». Claudia è in piedi alle 7 del mattino. Sta avviando un piccolo laboratorio sartoriale. Dalle 16 alle 21 si prostituisce allo stadio. «Una come noi ha un budget mensile che va oltre uno stipendio normale. Non ce la fai a sopravvivere con 1000 euro».

Quanto guadagni?
«Trenta euro per rapporto con almeno 5 rapporti al giorno. In totale, almeno 4mila euro al mese».

Chi è il cliente tipo?
«Ci sono uomini…”multicolor”».

In che senso?
«Gli uomini hanno tante sfumature. Fino a qualche anno fa, l’uomo veniva da me per un incontro trasgressivo. Quello che la donna non riusciva a dare l’uomo lo cercava con noi».

Cosa?
«L’unica cosa che una donna non potrà mai offrire è la parte bassa del corpo. Ci sono uomini attratti dalle donne con il membro virile».

Perché?
Tira un sospiro profondo prima di rispondere. «Perchè hanno un’omosessualità repressa».

È vero che i clienti sono per la maggior parte i cosiddetti «colletti bianchi»?
«Da morire. Ne ho avuti parecchi ma ovviamente non rivelerò mai i loro nomi. Ma soprattutto si tratta di colletti bianchi di paesi della provincia di Bari. La persona importante di Bari che cerca un trans si sposta in città del Nord non osa venire qui. Bari è una metropoli ma è come se ci conoscessimo tutti. Uomini irreprensibili di giorno, con moglie e figli. I miei clienti sono tutti importanti. Imprenditori, moltissimi avvocati. Qualcuno viene travestito con il gonnellino sotto…».

Richieste particolari?
«Molti chiedono di essere trattati da donna, ma non riescono ad andare con un uomo. Mi guardano come se fossi donna per il seno e si convincono di essere sessualmente “normali»».

C’è un ribaltamento dei ruoli. Forse, la metà femminile concede l’alibi di un banale tradimento eterosessuale. La presenza del membro virile in una trans svela la parte di cui il cliente ha vergogna. «Capitano uomini che amano essere dominati sul piano psicologico. Si ha la falsa convinzione che il maschio voglia dominare. A volte chiede di essere preso e sottomesso».

Poi Claudia analizza lo «zoo» del San Nicola «Qui c’è molta depravazione. Questa è diventata una zona pericolosa. Una cosa è avere un rapporto occasionale e non mi rovino la vita. Tra l’altro, per una che lavora in strada l’igiene è sempre precaria. Altra cosa è l’uso di cocaina ed alcol. O il sesso di gruppo. Io non ho vizi ma molte mie colleghe sono costrette a farne uso»”