Perchè gli asiatici affollano le nostre Boutique di lusso? Il motivo c’è…

6 Settembre 2012 - di Claudia Montanari

ROMA – La scena è piuttosto familiare, soprattutto per chi è solito frequentare le vie dei negozi di lusso del centro: eccoli lì, ben visibili con le loro macchinette fotografiche extra tecnologiche al braccio e i cappellini per ripararsi dal sole (che diventano ombrelli in caso di pioggia). Molti di loro si aggirano con aria trafelata per Via dei Condotti o Via Frattina cercando il negozio perfetto ma i più chic camminano a passo felino in quel di Via del Babuino: hanno ben chiara in mente la loro meta.

Subito dopo giri lo sguardo verso le vetrine dei lussuosi negozi e la scena è sempre la stessa: orde di turisti in fila alla porta in attesa di essere accolti nel regno delle griffe e dello sfarzo.

Il tipico cittadino romano scorre velocemente lo sguardo su ognuno di loro e non c’è proprio confronto che tenga: sono tutti o quasi tutti turisti asiatici. Non c’è niente da fare, i negozi di Prada, Louis Vuitton, Burberry, Gucci e tutti gli altri di Via dei Condotti e ancora Chanel o Tiffany di Via del Babuino sono costantemente invasi da loro. Cinesi in prima fila ma Giapponesi che non restano a guardare invadono ogni giorno le vie della moda italiane: gli “occhi a mandorla” potrebbero essere riconosciuti a centinaia di metri di distanza.

E chi di noi non se ne è mai chiesto il motivo? Ora, va bene che nei paesi orientali ma in Cina sopratutto in questi ultimi anni è esploso un vero e proprio “boom economico”. È vero che ormai, per quanto riguarda la moda, New York, Londra o Milano sono quasi superate e le nuove frontiere stanno diventando Pechino, Shanghai, Tokyo e chi più ne ha più ne metta. Ma è anche vero che le Maison di moda non sono di certo rimaste a guardare e da Prada a Miu Miu, da Armani a Louis Vuitton hanno creato un vero e proprio progetto economico in Oriente aprendo proprio lì una moltitudine di negozi in poco tempo.

Ma allora, perché noi tutti assistiamo ogni giorno a scene di Orientali che invadono i nostri negozi? Forse perché, comunque, acquistare alta moda “Made in Italy” proprio in Italia è più di tendenza? Forse perché l’atmosfera del Belpaese è tutta un’altra cosa e poter dire “Ti piace la borsa di Prada, viene proprio dall’Italia” ha tutto un altro sapore? Può darsi… ma il ragionamento non può spiegare del tutto un fenomeno così vasto.

La risposta lampante arriva leggendo l’inserto “moda” del quotidiano “Il Sole 24 Ore”: “In Cina i listini delle griffe sono gravati da tasse sull’import e sul consumo. Così in Europa i negozi sono presi d’assalto dai turisti asiatici”. Questa analisi, studiata da ricercatori Cheuvreux, fornisce delle risposte sorprendenti.

Perché se è vero che siamo tutti a conoscenza dell’aumento di prezzo dei listini asiatici rispetto a quelli europei a causa di differenti tassazioni (tra dazi… e mazzi), spiega il Sole 24 ore che “questa corsa selvaggia dei turisti cinesi allo shopping nel Quadrilatero di Milano e in via Condotti a Roma, in Faubourg St Honoré a Parigi o sulla Croisette di Cannes, oltre che nelle località di charme come Capri, Taormina e Forte dei Marmi, «potrebbe causare un effetto negativo sul trend di fatturati e margini». Un impatto che, sempre secondo Cheuvreux, è «reale anche se limitato» e potrebbe essere «controbilanciato da lievi incrementi dei listini in Europa»“.

Ma studiando un momento i dati, si rimane sorpresi dall’aumento di prezzo di uno stesso prodotto comprato in Asia piuttosto che in Europa, e allora sì che si spiegano le orde asiatiche di turisti alle prese con la battaglia all’ultimo pezzo di lusso.

L’analisi, elaborata da da Thomas Mesmin e Jürgen Kolb, si è concentrata su dieci prodotti iconici di altrettanti brand chiedendo ai rispettivi negozi a gestione diretta in Europa, Shanghai e Hong Kong e il dato finale è questo: “quel che costa cento in Europa sale a 120 a Hong Kong e vola a 149 a Shanghai, con un differenziale del 49 per cento” spiega il Sole 24 Ore.

I motivi principali di questo aumento di prezzo, come detto, sono le tassazioni e in particolare l’Iva: se quella media in Europa è del 17%, a Shanghai bisogna aggiungere un’11% data ai prodotti d’importazione più una tassa di consumo del 20%.

Così ecco che l’iconico trench di Burberry può essere acquistato in Italia alla modica cifra di 1.226 Euro, che diventano 1.436 se aquistato a Hong Kong e ben 2.104 a Shanghai. Quasi il doppio. Stessa cosa per l’iconica borsa “2.55” griffata Chanel che costa 3.100 Euro in Europa, 3.928 a Hong Kong e 4.447 a Shanghai.

Come dire… perchè i cinesi dovrebbero comprare una Chanel in Cina pagandola 4.447 Euro (tasso di cambio) quando, alla stessa somma, i trafelati cinesi in Europa si portano a casa borsa più  trench?

Non fa una piega…

La tabella con 10 pezzi iconici e relativi prezzi, con valuta Euro, in negozi di Europa, Hong Kong e Shanghai:

 

TRENCH BURBERRY:
Parigi    1.226 Euro
Hongh Kong   1.436 Euro
Shanghai:    2.104 Euro

BORSA LOUIS VUITTON:
Parigi   570 euro
Hong Kong 684 Euro
Shanghai   829 euro

OROLOGIO JAEGER LECOULTRE:
Ginevra  7.500 Euro
Hong Kong 8.011 Euro
Shanghai 9.195 Euro

BORSA GUCCI:
Milano     1.250 Euro
Hong Kong  1.640 euro
Shanghai 2.018 Euro

SCARPA FERRAGAMO:
Milano    398 Euro
Hong Kong  508 Euro
Shanghai 673 euro

BORSA CHANEL:
Parigi  3.100 Euro
Hong Kong 3.928 Euro
Shanghai 4.447 Euro

BORSA PRADA:
Milano  1.850 Euro
Hong Kong  2.340 Euro
Shanghai 2.903

OROLOGIO OMEGA:
Ginevra 5.300 Euro
Hong Kong 6.839 Euro
Shanghai 7.356 Euro

OROLOGIO ROLEX :
Parigi  6.285 Euro
Hong Kong 6.067 Euro ( -3,5 %)
Shanghai 7.921 Euro

SCARPA TOD’S:
Milano 300 Euro
Hong Kong 342 Euro
Shanghai 457 Euro