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Bold Glamour, i filtri sui Social e la sindrome dei corpi multipli

Pelle perfetta e viso senza imperfezioni, zero occhiaie e labbra carnose: negli ultimi giorni si sta parlando moltissimo del filtro Social Bold Glamour, in grado di cambiare letteralmente i connotati di una persona distorcendo la realtà e proponendo un canone di bellezza illusorio e perfetto. E questo filtro non è l’unico utilizzato dai giovanissimi che amano i Social. Secondo una ricerca dell’Università di Cassino il 50% dei giovani under 14 usa i filtri messi a disposizione dai social per modificare la propria immagine. Ma il dato preoccupante è che il 42% di loro vorrebbe essere nella vita reale così come appare quando li utilizza.

“I filtri nascono come gioco, ma gli sviluppi che hanno visto l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale a queste tecnologie e la crescita conseguente della qualità del servizio stanno cambiando radicalmente questa prospettiva”, dice Simone Digennaro, PhD, Ricercatore e Educatore Professionale, Presidente dei Corsi di Laurea in Scienze Motorie e coordinatore della ricerca, intervenendo nel dibattito su Bold Glamour, il filtro di TikTok rilasciato di recente, che grazie all’IA porta a un nuovo livello la modifica di foto e video, alterando i volti con un iperrealismo raffinatissimo per farli apparire perfetti.

I filtri Social e la sindrome dei corpi multipli

“Sindrome dei corpi multipli”: così Digennaro definisce la tendenza che si sta sviluppando attraverso l’utilizzo massiccio dei social da parte di una fascia sempre più ampia di adolescenti – l’88% di loro, sempre secondo l’indagine dell’Università di Cassino, possiede un account social – una tendenza che li porta a considerare il proprio corpo come una somma di rappresentazioni e d’immagini, da adattare e modellare a seconda dei propri gusti e desideri.

“L’essere umano non è più il corpo che possiede, ma è la rappresentazione che di esso riesce a offrire attraverso immagini modificate, make-up estremo, sovra-esposizione”, aggiunge Digennaro. “Siamo davanti a un’esaltazione dell’apparenza – concludono dall’Università di Cassino – nella ricerca di un’approvazione sociale e nel tentativo di replicare modelli socioculturali che esaltano ideali di bellezza, di apparenza, assieme a canoni estetici fortemente artati”.

Claudia Montanari

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