Malattia e disabilità, i tabù infranti di cinema e tv
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Malattia e disabilità, i tabù infranti di cinema e tv

17 Marzo 2014 - di aavico

ROMA – Piano piano, con l’exploit clamoroso di Braccialetti rossi ma non solo, sembra sgretolarsi in tv soprattutto e anche al cinema un tabù: la rappresentazione della malattia, del dolore, del cancro, della disabilità. Esempi passati ci sono, un intero filone quello della cosiddetta-famigerata tv del dolore, ma il tema va aggiornato perché un cambiamento si avverte e decisamente positivo. La fiction, nel caso dei Braccialetti rossi di cui si sta preparando la seconda serie (è un format spagnolo e che anche Spielberg ha acquistato), ha smesso di rappresentarlo in modo esclusivamente lacrimoso e, considerando che i malati sono dei giovani, trattasi di un piccolo miracolo.

Ma non è l’unico esempio: quando mai si sono aperte le porte di una onlus importante come Peter Pan per far entrare le telecamere a raccontare quei Bambini guerrieri che lottano per la vita contro il tumore? E quando mai la prima tv italiana ha dedicato loro un posto in palinsesto senza magari mandarlo in onda in quarta serata? Il documentario, di Daniele Cini e Claudia Pampinella, prodotto da Palomar, va giù pesante con cinque storie che per pudore definiamo forti, esemplari del lavoro di quella associazione autofinanziata che a Trastevere conta 33 unità abitative, aiutando fino a 600 famiglie a non disperdere in momenti così duri quell’amore che scorre disperato quando la vita va giù veloce e forse non ce la fai.

Segnali di liberazione nella rappresentazione della malattia che si colgono in sala nel nuovo film di Ferzan Ozpetek, Allacciate le cinture, un’altalena di pianto e di riso, ma con la variante ‘grave’ del cancro che colpisce una donna giovane e bella come Kasia Smutniak che il regista filma nella poltrona della chemioterapia o quando pelata sceglie la parrucca. Un tema tenuto nascosto fino all’uscita del film perché, ammette Ozpetek all’Ansa, ”nessuno aveva il coraggio, invece mostro che non bisogna vergognarsi della malattia, faccio vedere la mia protagonista con i capelli finti, la terapia e anche il sesso in ospedale perché l’equipe del professor Veronesi che ci ha seguito per il film ci ha aiutati a rendere tutto plausibile e in quella privacy tra la donna malata e il marito disperato c’è tutto l’attaccamento alla vita”.

Il pubblico, magari disorientato all’inizio, per un tema così forte, invece gradisce e le sale sono arrivate a 500. E mentre è un caso in libreria la chemioterapia raccontata in chiave ironica da Francesca del Rosso, Wondy, pubblicata da Rizzoli, una wonder woman in parrucca a lottare con il riso, su Real Time, il canale dei factual e delle scuole di cucina, gruppo Discovery, arriva una serie che rompe il tabù dei tabù l’affettività dei disabili: i documentari inglesi di Channel 4 “The Undateables: l’amore non ha barriere”, in onda dal 23 marzo ogni domenica alle 23, in cui si mostrano gli incontri per trovare l’anima gemella di nove single affetti da varie patologie di disabilità, dalla sindrome di Asperger a quella di Tourette.

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