Diabete, carenza di vitamina D aumenta il rischio: cosa mangiare

Menopausa, contrasta gli effetti collaterali con la vitamina D: cosa mangiare

14 Giugno 2019 - di Claudia Montanari

ROMA – A seguito delle prove che gli estrogeni e la vitamina D lavorano insieme per promuovere la salute delle ossa, una nuova ricerca dalla Cina suggerisce ora che potrebbero anche aiutare a prevenire la sindrome metabolica nelle donne in post menopausa. La sindrome metabolica è un insieme di fattori di rischio – come obesità , ipertensione e glicemia alta – che aumentano la probabilità che una persona sviluppi diabete di tipo 2 , malattie cardiache , ictus e altre condizioni di salute. Un recente studio, che è apparso nella rivista Menopause, ha analizzato i livelli di estrogeni e di vitamina D e il loro legame con la sindrome metabolica, su un gruppo di donne in post menopausa nel sud della Cina.

Secondo gli autori, i risultati “suggeriscono un ruolo sinergico” tra la vitamina D e la carenza di estrogeni nella sindrome metabolica nelle donne prese in considerazione dallo studio. Nello specifico, sono state 616 le donne in post menopausa che hanno preso parte alla ricerca, di età compresa tra i 49 e gli 86 anni. Nessuna delle donne prendeva estrogeni o vitamina D all’inizio dell’esperimento. I ricercatori hanno misurato i livelli ematici di estradiolo femminile – il più forte degli ormoni estrogeni – e la vitamina D, oltre che i fattori di rischio per la sindrome metabolica. Il team ha trovato una “correlazione positiva” tra vitamina D ed estradiolo. In altre parole, le donne con bassi livelli di vitamina D tendevano anche ad avere livelli più bassi di estradiolo, al contrario, le donne con livelli più elevati di vitamina D tendevano ad avere livelli più alti di estradiolo. I ricercatori hanno anche scoperto che livelli più elevati di vitamina D tendevano ad accompagnare misure più favorevoli di pressione sanguigna, glicemia e lipidi. Inoltre, l’analisi ha mostrato che le donne con livelli insufficienti di vitamina D ed estradiolo avevano più probabilità di avere la sindrome metabolica rispetto alle donne con livelli sufficienti.

Ricordiamo che la sindrome metabolica comprende cinque fattori di rischio: obesità, trigliceridi alti, colesterolo buono (HDL) basso, ipertensione e glicemia alta.

A questo punto vediamo come incrementare la vitamina D. Come si legge sul sito di Airc, “un terzo del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dall’ alimentazione. I cibi in cui se ne trova di più – oltre a quelli che ne sono arricchiti a livello industriale, come molti cereali per la prima colazione – sono i pesci grassi (come salmone, sgombro e aringa), il tuorlo d’uovo e il fegato. Tutto il resto si forma nella pelle a partire da un grasso simile al colesterolo che viene trasformato per effetto dell’esposizione ai raggi UVB. Una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, la vitamina D passa nel sangue. Qui una proteina specifica la trasporta fino al fegato e al rene, dove viene attivata”. Per questo motivo è fondamentale esporsi al sole, senza dimenticare mai di proteggere la pelle con un buon filtro solare.

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