Intossicazione da mandragora: sintomi ed effetti collaterali

Intossicazione da mandragora: sintomi ed effetti collaterali

11 Ottobre 2022 - di Claudia Montanari

Negli ultimi giorni si è parlato spesso della mandragora, una pianta comune che assomiglia a verdure commestibili ma che, al contrario, non è commestibile e che porta ad intossicazioni anche gravi. Dalla vista offuscata alle allucinazioni fino al coma, sono alcuni dei sintomi ed effetti collaterali di questa pianta. Gli esperti mettono in guardia nel raccogliere piante spontanee, perché la mandragora assomiglia molto a piante commestibili comuni come gli spinaci e, per questo, possono capitare intossicazioni.

Negli ultimi giorni vi è stato infatti allarme avvelenamento da mandragora nel comprensorio del napoletano: 10 persone sono state intossicate e ricoverate in ospedale.

“E’ diffusa soprattutto nel Sud Italia e con relativa frequenza veniamo consultati per casi di intossicazione, soprattutto in primavera, ma non è l’unica erba spontanea da temere”.

Mandragora, sintomi ed effetti collaterali

A chiarire gli effetti di questa pianta è Marcello Ferruzzi, tossicologo del Centro antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano.

Non solo elisir di salute, piante e verdure possono essere anche pericolose. In particolare la mandragora, protagonista anche della celebre commedia del Macchiavelli, era usata in passato come erba medicinale. Chiamata erba delle streghe, appartiene alla famiglia delle Solanacee e veniva utilizzata come sedativo, narcolettico e afrodisiaco. L’avvelenamento, oggi, avviene per confusione con altre verdure commestibili, come spinaci, insalata o borragine.

“In genere – spiega Ferruzzi – si tratta di errori durante la raccolta da parte di persone non molto esperte. Abbiamo segnalazioni di casi sporadici e i sintomi sono abbastanza tipici: da visione offuscata dovuta a midriasi all’allargamento delle pupille. Può provocare anche bocca secca, costipazione, arrossamento della cute, febbre, sonnolenza ma anche vertigini, confusione, convulsioni, tachicardia, fino alle allucinazioni. Nei casi più gravi si arriva al coma. La sua azione, infatti, agisce in modo diretto sui recettori muscarinici, bloccando il sistema parasimpatico, con effetti simili a quelli dell’atropina, sostanza estratta dalla Belladonna e usata come farmaco”

La gravità dei sintomi è dovuta a diverse variabili, in primis la quantità assunta e il fattore tempo: più tardi si interviene e peggio è. “In genere – chiarisce – in ospedale i pazienti sono trattati con decontaminazione gastroenterica con lavanda gastrica, somministrazione di carbone attivato come assorbente e, nei casi più gravi, con un antidoto specifico, la fisostigmina. Questo fa sì che in generale, le persone portate in ospedale possono esser trattate, ma questo può richiedere anche diversi giorni in terapia intensiva”.

La mandragora non è l’unica pianta spontanea da temere

“Un altro errore potenzialmente mortale è l’assunzione del colchico scambiato per aglio selvatico, o del veratro scambiato per la genziana. Nella raccolta di erbe di campo – conclude Ferruzzi – l’errore è dietro l’angolo, per questo va fatta con estrema attenzione solo da chi ha occhi esperti. Così come per i funghi”.

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