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Dieta contro il dolore: l’alimento che aiuta a sopportarlo meglio

1 Ottobre 2018 - di Claudia Montanari

ROMA – Dieta contro il dolore: un recente studio ha dimostrato come questo super cibo, molto amato, è in grado far sopportare meglio il dolore. Stiamo parlando del caffè o, più generalmente, delle bevande contenenti caffeina che, secondo la ricerca, aumentano la soglia di tolleranza al dolore. Lo studio è stato condotto dallo psicologo Burel Goodin, della University of Alabama a Birmingham e pubblicato sulla rivista Psychopharmacology. La notizia è stata resa nota a pochi giorni dalla Giornata Internazionale del Caffè istituita dall’International Coffee Organization (ICO), avviato in collaborazione con l’ONU per migliorare la cooperazione tra le nazioni che consumano, distribuiscono e producono caffè.

Goodin ha coinvolto 62 individui dai 19 ai 77 anni e stimato per l’intero campione un consumo medio di caffeina di 170 milligrammi al giorno, pari a circa due tazzine di caffè, sebbene il 15% dei partecipanti consumasse oltre 400 milligrammi al giorno di caffeina. Ha condotto un classico test per misurare la soglia individuale del dolore: i volontari venivano stimolati sull’avambraccio con applicazione di calore e pressione a intensità crescenti e decrescenti e veniva chiesto loro di dire quando il dolore diveniva insopportabile e quando invece tornava a essere un fastidio tollerabile.

È emerso che pur tenendo conto di altri fattori noti che possono influenzare la soglia del dolore (ad esempio sesso, consumo di alcolici e fumo etc), la capacità di sopportazione individuale cresce al crescere del consumo giornaliero di caffeina.

Non solo la soglia di dolore: secondo un altro recente studio, il caffè rappresenterebbe anche un’arma per prevenire e curare il diabete grazie ad una sostanza contenuta in esso. Si chiama “cafestolo” ed è in grado di ridurre la glicemia e aumentare la produzione di insulina. Addirittura quattro tazze di caffè al giorno sarebbero in grado di ridurre il rischio diabete del 25%. Questa sostanza, in altre parole, sarebbe capace di promuovere la produzione di insulina e il controllo glicemico (ovvero della concentrazione di zuccheri nel sangue) riducendo così il rischio di sviluppare la malattia. E’ quanto emerge da una ricerca su animali condotta da Fredrik Brustad Mellbye del Policlinico universitario di Aarhus, in Danimarca, e pubblicata sul Journal of Natural Products. In passato diversi studi epidemiologici hanno suggerito che bere regolarmente caffè riduce il rischio di ammalarsi di diabete, ma ad oggi non era chiaro se vi fosse una specifica sostanza responsabile di questi effetti protettivi della bevanda. Nell’esperimento, durato in tutto dieci settimane, i ricercatori hanno sperimentato il loro assunto su tre gruppi di topolini tutti ad alto rischio di ammalarsi di diabete, a cui sono stati somministrati rispettivamente 1,1 milligrammi al giorno di cafestolo, 0,4 milligrammi di cafestolo al dì, e nessuna sostanza (gruppo di controllo). Dopo le dieci settimane i primi due gruppi (i topini che avevano assunto la sostanza contenuta nel caffè) presentavano una riduzione della glicemia tra il 28 e il 30% rispetto al gruppo di controllo. Inoltre il primo gruppo (che assumeva la dose maggiore di cafestolo) presentava un aumento del 42% della sensibilità all’ormone che controlla lo zucchero nel sangue (insulina) , un buon segnale protettivo contro la malattia. Infine gli esperti hanno visto che i topini che hanno assunto cafestolo hanno quasi raddoppiato (+75-84%) la loro produzione di insulina. La scoperta suggerisce che il cafestolo potrebbe divenire sia un’arma per ridurre il rischio di ammalarsi di diabete, sia un farmaco per chi è già malato.